Walter Benjamin

Quale misura dare a questa solitudine?
se il dolore mi impartisse ancora i vecchi colpi
quella nudità essi l’un con l’altro coprirebbero
la sua vesta era il ritmo innominato

ma ora io soffro il tempo inerme
con un moto in cui nulla lascio scorrere
la mia intera marea si perde nella sua misura
più non piange il cuore pur se la bocca grida

quando ci sarà del mio dolore un anno nuovo
e quando sarò vicino ancora alla tristezza
per la quale languisco nei giorni resi sordi

ah quando arderà nel suo colore nero
al capo d’anno come la vidi un tempo
la vasta cicatrice dell’agosto in fiamme?

 

da Sonetti e poesie sparse (Einaudi, 2010)

Walter Benjamin

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Di memoria e di oblio un giorno niente
resterà se non un canto presso la sua culla
nulla celando e nulla rivelando
canto senza parole dalle parole non compreso

canto che salirebbe dal profondo dell’anima
come dalla terra convolvoli e nasturzi
come voci nel suono d’organo alla messa
si stringerebbe il nostro sperare in questo canto

nessun conforto esiste oltre questo canto
e nessuna tristezza lontana da quel canto
contiene astro e animale come in un tessuto

e morte e amici senza distinzione
ogni cosa vive in questo canto
poiché vi entrò del più venusto il passo.

 

Sonetti e poesie sparse (Einaudi, 2010), a cura di R. Tiedemann