Poeta a colazione: in compagnia di Giulia Martini

a cura di Verusca Costenaro

Sono le 8:37 di mattina e Giulia ha fame. Me lo annuncia su Messenger mentre mi affretto per strada, quei 7 minuti di ritardo in realtà mi servono per non arrivare a mani vuote: due cornetti nella pasticceria accanto e due nanosecondi di campanello, e mi ritrovo dentro un appartamento con l’ingresso invaso da stendibiancheria. Vita da studenti, sorrido tra me, e già immagino il resto. Il resto invece, esibito da Giulia come fosse una reggia, è uno spazio confortevole e ben ordinato, tra cui la cucina in cui mi invita, verde nel mobilio, nella tovaglia, nel rigoglio delle fronde che si allungano fin quasi dentro il terrazzino, quasi a ricoprirlo tutto in un abbraccio-foresta, un abbraccio verdissimo. L’abbraccio in cui mi cinge invece Giulia, è diverso. Di verso poetico. Bianchissimo (contro i suoi abiti rigorosamente neri). Sul tavolo infatti scorgo subito un libro bianco-bianco, bianco non a caso, che Giulia si diverte a farmi scoprire: “La conosci Gabriella Leto? È una delle mie preferite”.  Giulia non lo sa, ma ha già risposto alla prima domanda che volevo farle: “A cosa non rinunceresti mai, a colazione?”, cui segue un convinto “Non rinuncerei mai alla poesia”. E mentre mi fa accomodare, mi confida quel che lei definisce “un piccolo gesto del mattino”, leggere a colazione qualcosa dalla Bianca Einaudi. E qui cita da Coppie Minime, in cui quel gesto è attribuito a Marta: Faceva colazione con i versi / editi da Giulio Einaudi Editore, “che in realtà è un gesto che lei ha preso da me”, chiarisce. Mi porge un bicchiere: “Fa bene bere un bicchiere d’acqua ogni mattina a stomaco vuoto”, e già avverto il disagio dei cornetti di pasticceria dentro il sacchetto. Disagio che si amplifica quando scopro che Giulia ha l’anima bio. È così come la vedi – naturale, genuina, senza trucco senza inganno. Mentre mette la caffettiera sul fuoco, mi posiziona davanti un cartone dal nome inequivocabile: Succo 100% di arancia rossa bio, “ecco un’altra cosa a cui non rinuncerei mai a colazione”. E in poesia, Giulia, a cosa non rinuncerebbe mai?, mi chiedo osservandola mentre mi porge del pane integrale biologico a fette con della marmellata di arance biologiche. Giulia mi legge nella mente, quando mi confessa di amare la Leto perché è una metricista come lei. La metrica. Ecco a cosa non rinuncerebbe mai in poesia, Giulia, che presa dalla foga mi spiega che il suo “Vegliare vigilare sorvegliarsi” è ispirato all’“Amarsi cancellarsi amarsi ancora” della Leto. Giulia al mattino è turbinosa e accesa ai sensi, alla poesia, “La mattina è il momento più bello, contiene tutte le promesse del giorno”, risponde quando le chiedo come si sente al momento del risveglio. “E in che modo si sveglia, la poesia, Giulia, dentro di te?”. Non ha dubbi nemmeno ora: “La poesia non dorme mai, dentro di me”. La poesia è solo in attesa di essere colta. Al momento giusto. E pure noi aspettiamo, che il caffè salga, “che raggiunga la temperatura giusta, come in amore”, riflette Giulia,“alla fine si tratta sempre di arrivare al posto giusto al momento giusto, come scolare la pasta esattamente prima che scuocia, o sia troppo al dente”. L’attesa di qualcosa, di qualcuno, in arrivo quando deve, “perché tutto va bene, quando arrivi al momento giusto”. Giulia e il kairos, concetto a cui tiene parecchio, “che nell’antica Grecia significava ‘il momento giusto’”. Giulia filosofa di primo mattino, penso tra me, e lei mi ridesta piano, ”Ehi, non fare freddare il caffè. Il kairos”. Qual è il momento giusto, per Giulia? Giulia ha lasciato Quarrata a 19 anni, per studiare all’università e vivere in un bosco a Fiesole. Ora, a 25 anni, ha due lavori, una casa ordinata a Firenze, una colazione bio, e molta poesia da scovare “nello scarto tra il caffè bollente e l’aranciata fredda”, si diverte a rispondermi quando le chiedo “Ma la poesia, dov’è?”. Andiamo a prendercela, allora, la poesia, cara Giulia, ora che il caffè non è più bollente e l’aranciata è stata tolta dal frigo. Si alza e sorride, Giulia, di un sorriso bio molto naturale, pronta ad uscire per un appuntamento, pronta ad andarsela a prendere, la poesia, con l’inseparabile quadernino su cui annotare nuovi versi che arriveranno – al momento giusto.

Verusca Costenaro


Solitramonti (al mondo)

Pare che senta soltanto
le mani e i piedi
Sofia quando sale tra monti.
S’infila negli anfratti degli abbracci
di fuoco, culla il passo e il riposo
sui palmi di un fiore
colore che nasce bruciante negli occhi,
si partorisce all’ombra dell’ultimo raggio
dal sole ricava coraggio
per nuove salite
tra soli tra monti.
Sofia non regge
le soglie del buio, soffia aurore
nei volti, sbuccia croste dai cuori
più soli.
Non mette al mondo clamori Sofia,
mette al mondo sé stessa.

 

Sofia ha gli occhi (Interno Poesia, 2018)

© Foto di Francesco Spagnuolo

Verusca Costenaro

verusca

Salvezze

Ci siamo fatti sordi alle lapidazioni, alle ragioni degli oppressi.
Ovunque ci nascondiamo, tra fessure d’indecenza o
in un pugno,
le madri ci cercano sgranando rosari, i padri attendono
in usci di cemento, succhiando sigari e contando i giorni.
Avere la costanza del treno regionale
che parte
alla stessa ora, negli occhi la carezza del ricordo,
non sempre aiuta a mantenersi retti
in una sola direzione.
Siamo fatti di solchi e rovi e la paura non nutre
il nido: lo sfiora lo smembra lo preme
piano su pelle lama di spada.
Lo snoda e non sa il sangue che ne sgorga.
La salvezza ce la litighiamo all’alba tra le coperte, abbiamo cieli e
terrori nella testa, memorie rafferme sulle mani. L’orizzonte non ci contiene, ci taglia.

Lo hai mai chiesto al cecchino dove ama nascondersi prima di colpire?

 

© Inedito di Verusca Costenaro