Valerio Magrelli


Preferisco venire dal silenzio
per parlare. Preparare la parola
con cura, perché arrivi alla sua sponda
scivolando sommessa come una barca,
mentre la scia del pensiero
ne disegna la curva.
La scrittura è una morte serena:
il mondo diventato luminoso si allarga
e brucia per sempre un suo angolo.

Le cavie (Einaudi, 2018)

Valerio Magrelli


Tu dormi accanto a me così io mi inchino
e accostato al tuo viso prendo sonno
come fa lo stoppino
da uno stoppino che gli passa il fuoco.
E i due lumini stanno
mentre la fiamma passa e il sonno fila.
Ma mentre fila vibra
la caldaia nelle cantine.
Laggiù si brucia una natura fossile,
là in fondo arde la Preistoria, morte
torbe sommerse, fermentate,
avvampano nel mio termosifone.
In una buia aureola di petrolio
la cameretta è un nido riscaldato
da depositi organici, da roghi, da liquami.
E noi, stoppini, siamo le due lingue
di quell’unica torcia paleozoica.

 

Esercizi di tiptologia (Mondadori, 1992)

Foto di Dino Ignani

Valerio Magrelli


Perché tanti bei posti dell’Itaglia
fanno da mangiatoia alla gentaglia,
con venditori che insultano i turisti,
con vetturini che assetano i cavalli?
Perché è diverso all’estero,
nei parchi o nelle regge,
dove la gente sussurra, come in chiesa?
Il commissario non lo sa, ma crede
che occorra riscattare la plebaglia
trasformandola in popolo,
strappandola all’ignoranza che la soffoca
così come lei soffoca i passanti:
sottrarre la plebe allo stato di plebe
cui è stata condannata lungo i secoli,
e che condanna gli altri a sopportarla.
Guarirla, insomma (un programma scontato,
vetero-illuminista,
eppure ancora disperatamente
necessario).

 

Il commissario Magrelli (Einaudi, 2018)

Valerio Magrelli

magrelli ignani interno poesia

Il miracolo del riposo torna a compiersi,
l’accorto depositarsi delle gambe,
la cura della stanchezza che sparpaglia
le membra a terra, in gesti sigillati.
È il teatro metafisico del letto
che nasconde assorti bassorilievi:
un uomo corre e una donna alza la mano
per salutare il passante d’un sogno.
Nelle regioni della notte si snoda
la complessa meccanica dell’abbandono.
È una danza rituale che unisce
i termini del sonno, è il sonno stesso
in cui la carne diventa idea.
Ora la solitudine del braccio
si fa parola, nella linea
tracciata lungo il letto come un sentiero.
Così, secondo un ritmo vegetale
si alterna la respirazione della vita
e nel silenzio della mente
le sue radici di ossa cantano,
e nell’oscurità dell’occhio
la mano diventa pupilla.

 

Poesie 1980-1992 (Einaudi, 1996)

© foto di Dino Ignani

Valerio Magrelli

Foto_Magrelli

 

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Affittasi villino sopra la ferrovia
con tavernetta adiacente
il capolinea dei bus
e salotto limitrofo al metrò.
Povere case abitate dal rumore
dove famiglie piccole e isolate
si stringono – uccelletti sopra i cavi
dell’alta tensione. L’alta
tensione del censo
e delle classi, l’alta
tensione del denaro,
quella scossa invisibile
che divide le vacche
nei campi, e voi da noi.
Non toccare la corrente che ti scivola accanto,
lasciala sospirare mentre romba
via sui tralicci
nel suo cupreo fiume
intrecciato.

Didascalie per la lettura di un giornale (Einaudi, 1999)