Tommaso Di Dio


Tutto si trova esposto
nel medesimo spazio, senza atmosfera.
Leggevo questa mattina un brano di un filosofo.
Morto suicida
il suo corpo fu tumulato in fretta, in un’alba
del 1940 a Port Bou
per paura e orrore di un mondo nazifascista.

Tutto si trova esposto
nel medesimo spazio. E senza fiato
procede ora un giorno del 2018, con lo schermo di luce acceso
il suono dei tasti; la lampada, whatsapp, il sole
uno straniato caldo
di novembre fuori dai vetri della mia casa.
E mi vedo qui
nel rovescio di ciò che faccio. Diviso, scandito, a me
diviso da me: 1940, 2018, date
in questa mia stupida
iperconnessa overdose di rabbia, rapiti vortici
idioletti e vanità.

Prendete i vostri corpi, amici. I corpi
e i corpi dei vostri saperi. E scagliateli. Sempre. Di più.
A velocità senza luce elevata contro il muro del tempo
affinché non sia mai
l’unità la vostra
più amata menzogna.

Poeti italiani nati negli anni ’80 e ’90. Vol. 2 (Interno Poesia Editore, 2020)

Tommaso Di Dio

Tommaso-Di-Dio

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Entra. Nel buio non dice
non sa
cosa nella stanza ci sia. Avanza
di pochi passi dentro, incontra
alcuni oggetti sbatte forse
contro un tavolo. Illumina.
Governa. Reggi me; che vado
senza più
la tua meta. Abbiamo
avuto giostre e focolai; anni infiniti
di primavera e sul viso la gioia
stupida degli orari mai
mancati mai. Ha
bevuto troppo; oscilla, si cerca
addosso una postura, si accascia dove
trova l’orizzontale
senza nome. Illumina tu
governa. Reggi terra
fin che puoi.

 

Tua e di tutti (LietoColle, 2014)