Stefano Simoncelli

Ph. Daniele Ferroni

Ogni tanto, specialmente all’alba,
si presenta un distinto signore
con un cappello di feltro

a falde larghe, sciarpa nera di seta
su uno sdrucito cappotto di cammello
forse di ritorno da una bisca o un funerale

e che rimane sempre lì, davanti al cancello,
come se non trovasse il coraggio di entrare.
“Babbo… babbo” mi sento che farfuglio

andandogli incontro nell’attimo esatto
in cui mi volta le spalle, dà un calcio
di sinistro alla ghiaia e scompare.

Sotto falso nome (Pequod, 2023)

Stefano Simoncelli

stefano simoncelli poeta

 

Per alcuni anni, prima di addormentarmi
ho sperato sarebbe venuto a prendermi
come davanti al portone della scuola
quando gli consegnavo la cartella
e m’aggrappavo al suo braccio.

Sarebbe stato là, sul marciapiede,
m’illudevo, distante da tutti e fumando,
ma niente, nemmeno la brace della sigaretta
a luccicare nel buio dove lo immaginavo.

Poi in un’alba livida e piena di vento,
quando ormai non ci contavo più,
si è aperta e richiusa la porta dove dormivo
e l’ho visto: era lì, ai piedi del letto,
che mi aspettava fumando.

 

Hotel degli introvabili (Italic, 2014)