Maria Grazia Calandrone

calandrone

scimmia lunare

la poesia non è che questo
rimbalzare del suono tra angoli bianchi
di crateri preistorici – un vuoto calcinato avvitato al fondo
dell’orecchio umano
come pelle con osso

il cantiere è la vita, l’oro della pazzia, tutta l’umana gioia

il poeta è la scimmia lunare. il suo corpo
non è mai solo: traslocato
dal favo fiottante
della parola nella cella vuota
della parola, il suo corpo
prende in sé
– fisicamente tra i suoi occhi divisi –
il centro della terra, metallo liquido
composto
dalla pena e dalla gioia
di tutti

egli sa solo trasformare in canto
il sangue della specie

sebbene il suo corpo sia una comune
entità chiusa, in trasparenza la sua massa risulta
sciolta all’interno per un fenomeno di combustione
mentre attinge
alla lingua comune
della specie, a quella lingua in allontanamento
come un arcobaleno lunare
che risorge dai luoghi dell’origine,
dove la lingua serve a stare insieme
per dire le cose, è solo
compassione

 

© Inedito di Maria Grazia Calandrone

© Foto di Dino Ignani