Renzo Paris


Come sarà il mattino di domani,
sarò ancora in piedi e la poesia
sarà pur sempre una cosa da ragazzi?

Lo chiedo a te, mia Sibilla,
accucciata sopra un platano frondoso
del Lungotevere, che come un fuso

volteggiavi in un capodanno di bicchieri,
lanciati nel cortile. La poesia
è tornata bambina, indossa la tua

vestaglietta blu, con il muso serrato,
in quel polverso ballo del Settantatre.
Sfoglia adesso, mi dici, le crude primavere

invernali, le schizofreniche estati autunnali,
dove termina ciò che non ha mai avuto fine.
Albeggia, il canto dell’allodola fuga

le ombre della notte. Vita mia, presto
volerò da te. Ma io perché indugio,
che cosa mi trattiene ancora?

 

Il mattino di domani (Elliot, 2017)

© Foto di Andrea Auletta

Renzo Paris

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il pianeta interiore

Oggi che la terra è affebbrata
il mio pianeta interiore è
attraversato da gialli fuochi

di distruzione. È la memoria
il pianeta che muore, carico di icone
in movimento, di persone care

che si dissolvono. Mentre passeggio
nella stanza e sfioro come un cieco
le costole dei libri, mi sento

in un pianeta dove il futuro sono
le morte stagioni e la presente
che è già materia di ricordo.

Ma il mondo è ancora e sempre
salvato dagli occhi di un bambino?

 

Il fumo bianco (Elliot, 2013)

© Foto di Dino Ignani