Maria Borio

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Prospettiva

La linea dell’orizzonte sembrava il confine del mondo
fermato tra il tuo polo e il mare. Il mare si curva
perché la terra è un globo, come le tue mani
sospese tra naso e orizzonte danno pugni,
spingono contro l’orizzonte immagini di incoerenza.

Adesso in un viaggio di due ore taglio a metà il paese
passando a fil di lama la nebbia al nord e l’azzurro
al centro quattrocentesco come l’affresco
di Piero della Francesca che vorrei trasparente,
sopra al mondo la sua prospettiva.

Ma oggi nel vulcano sgranate le persone rincorrono
un punto di fuga interiore, dalla cornea alla pupilla,
e le scie rosse sottili schizzano elettriche;
ma un bisogno di verità dovrà pur correre
come la lama aguzza del Freccia Rossa
ci toglie soli da noi stessi (io, noi?),
e mentre corre ti vedo in una casa vuota
ancora con i pugni paralleli spingendo
immagini che fanno sciami di insetti e polveri.

Dietro il vetro della finestra l’alba ha tagliato il cortile:
le ombre dei vestiti asciutti corrono sui muri,
i nostri confini invecchiando invertono la prospettiva
l’uno nell’altro come i poli antipodi e uniti
del pianeta strappano l’orizzonte l’uno all’altro.

Nel vetro tagliente dell’alba la lama del treno
è una prospettiva aerea. Esseri fragili
hanno occhi che si toccano.

 

© Inedito di Maria Borio

© Foto di Dino Ignani

Patrizia Cavalli

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Questa notte perfetta, questa ora così dolce,
il silenzio, e nessuno che disturbi
in questa casa esposta solo al mare e al cielo
nella temperatura giusta della carne,
io senza carne qui di fronte a te
mentre mi annoio e mentre tu ti annoi e credi
che rompere il silenzio rompa la noia
che invece ogni parola accresce. E adesso?
Annoiarsi da soli forse è un lusso,
ma annoiarsi in due è disperazione
– non è noia che placida risieda,
ma attivamente lavora nel mio sangue
e mi fa scarsa e debole, mi estingue.

 

Datura (Einaudi, 2013)

© Foto di Dino Ignani

Sandro Penna

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La vita… è ricordarsi di un risveglio
triste in un treno all’alba: aver veduto
fuori la luce incerta: aver sentito
nel corpo rotto la malinconia
vergine e aspra dell’aria pungente.

Ma ricordarsi la liberazione
improvvisa è più dolce: a me vicino
un marinaio giovane: l’azzurro
e il bianco della sua divisa e fuori
un mare tutto fresco di colore.

 

Poesia italiana del Novecento (Einaudi, 2004)

Paolo Pistoletti

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Dorme

Mia figlia quando sto in burrasca
è una terra ferma che cresce
e si avvicina se solo non distolgo lo sguardo,
anche se il mio approdo con lei
è un po’ strano quando l’aria si scalda
e allora mentre la mia voce la sgrida
la mia parte più antica si appoggia
a lei in devota obbedienza.
E se nelle linee che solcano il volto
passa la rotta sarà per questo
che le nostre facce si muovono
come mappe aperte o chiuse
a seconda del vento che passa
e che a seguirle fino in fondo
ti ritrovi qui dove sei sempre stato
come la terra l’erba un prato.
Qui come stasera che lei mi dorme
accanto distesa. Però non lo so.
Però non capisco: strade regioni mari
continenti tempo, un piccolo mondo
che respira al mio fianco
mentre lassù sopra al lampadario
il bianco grande del soffitto.

 

Legni (Ladolfi, 2014)