Vittorino Curci

Ph. Francesco Liuzzi

dov’è il finimondo? alle spalle o davanti?
non siamo mai usciti dalle trincee.
la testa di guillaume non è ancora bendata.
dopo l’ultimo giro veloce
sentiamo tutto il peso di essere come siamo
ma nessuno si chiede dove e quando
abbiamo sbagliato

ora sostiamo nei pressi di una prigione
non siamo più in fuga e nessuno ci insegue.
diffidiamo delle belle parole
e le nostre biografie sono mute.
aspettiamo. aspettiamo in silenzio.
presto passeremo dallo sterile al fertile
dal tremore della mano a una scrittura di fuoco

Cadenze per la fine del tempo (Musicaos, 2023)

Raffaele Carrieri

Fotografie Ugo Mulas © Eredi Ugo Mulas. Tutti i diritti riservati.

L’officina del poeta

Le risme di carta a righe,
l’erba tenera nelle matite.
Le pene, le penne.
Le spalle chine,
la lingua muta, i dizionari
con i confusi vivai.
Gramaglie dell’esperienza:
la pazienza, l’impazienza,
I mulinelli di cenere.
E dietro il muro
mia madre che dorme
più tenue, più tenue
d’una farfalla di vetro.

La notte si guasta all’alba,
l’oscuro diventa
opaco nel calamaio:
calepini di vermi
e vermi nel seminario.
Il presente, il passato.
I dolori in fila indiana
col bavero alzato:
ha fame di me
il più lontano.
Gli inchiostri, la coccoina
i fiumi della Cina.
L’insonnia trascrive Sara
e sbianca la lavagna.

Quando viene il giorno
gli angoli si rompono
e scorgo le distanze
fra anima e mano.
All’orecchio un ronzio:
una voce dice Sempre
un’altra ripete Mai.

Un doppio limpido zero. Poesie scelte 1945-1980 (Interno Poesia Editore, 2023)

Acquista ora

Vittorio Bodini


I pini della Salaria

Attento. Ogni poesia
può esser l’ultima.
Le parole s’ammùtinano.
Comincia un insolito modo
con le cose di guardarsi
d’intendersi
scavalcando le parole
in una vile dolcezza.
Ahi, e avevo un cuore
che voleva abbaiare
tutte le notti
alla luna e alle pietre.
Sì, i cappellini d’edera
dei lampioni notturni,
le coppie che s’abbracciano
nelle macchine ferme…
Che posto troverò per voi
nella memoria,
per voi e per le colme cupole
che ammaìna Roma nell’ombra?
I pini della Salaria
non hanno pigne
da far scoppiare al fuoco,
pigne calde da mettere
nel cavo petto dei morti.

Tutte le poesie
(Besa, 2004)

Pasquale Pinto


Quando è mezzogiorno

Quando è mezzogiorno al mio paese
le tasche dei vecchi
si gonfiano di sole
come mille lumini
che nemmeno i morti
si sognano di avere

Quando è mezzogiorno
i vecchi del mio paese
appoggiano le mani alle ringhiere
per salutare milioni di naufraghi
che si specchiano
in una cristalliera di sale

Se quando morirò
sarà mezzogiorno
lasciatemi vedere quel mendicante
che si abbronza al sole di una moneta

 

[da IN FONDO AD OGNI SPECCHIO, 1976]

Antonio Lillo


Le parole sono fatti, mi accusa una lettrice.
Sono i fatti e le parole a dichiararti
per quello che tu sei, e non il bianco
riversato fra le righe. Io sarei contrario
alle donne: ogni mia parola lo dimostra.
E in una poesia leggevo un verso di Bordini
le donne essendo meno importanti
vengono sempre per ultime. Ripensandoci adesso
quella persona direbbe: Bordini odiava
le donne. La poesia è un’arma pensata
caricata e lasciata alla mercé di chi passa.
Non capita, verrà puntata anch’essa contro di te.

Mal di maggio (Samuele, 2022)

Rita Greco


Si danno le spalle per tutto il giorno
ognuno intento al proprio solco
marciando risoluti al soldo del dovere.

La sera li chiude allo stesso tavolo
più dei coltelli che sminuzzano il cibo
sono armi gli occhi che guardano nel piatto.

Solo di notte resiste una traccia
quando lui nell’istante
in cui riemerge nel sonno
trovandola
la abbraccia.

La gioia delle incompiute (Giuliano Ladolfi Editore, 2021)

Vittorio Bodini

Qui non vorrei morire dove vivere
mi tocca, mio paese,
così sgradito da doverti amare;
lento piano dove la luce pare
di carne cruda
e il nespolo va e viene fra noi e l’inverno.

Pigro
come una mezzaluna nel sole di maggio,
la tazza di caffè, le parole perdute,
vivo ormai nelle cose che i miei occhi guardano:
divento ulivo e ruota d’un lento carro,
siepe di fichi d’India, terra amara
dove cresce il tabacco.
Ma tu, mortale e torbida, così mia,
così sola,
dici che non è vero, che non è tutto.
Triste invidia di vivere,
in tutta questa pianura
non c’è un ramo su cui tu voglia posarti.

 

Tutte le poesie (Besa, 2010)

Vittorino Curci


Prossimità del bene

ciò che si presta alla discussione è niente
i morti sono stati dimenticati
e i vivi si accontentano di essere vivi.
oh quanto questo oscuro brusio
intorno a noi che fummo
ci restituisce il bene
di chi credette in noi, le donne e gli uomini
che ci tenevano in braccio
sul treno in corsa dell’avvenire

c’è, ci deve essere, un modo per piangere
e non lasciarsi andare alle cose
inventate, qui dove non c’è anima viva

Poesie (2020-1997) (La Vita Felice, 2021)

Vanni Schiavoni


Trogir

A ripensarci ancora è nulla
come fossi il doppio della sua elica, il continuo
riconoscermi dell’ombra nella viva indifferenza del quartiere
l’accecarsi a Trogir e gli angeli ammazzadraghi
ricorrenti nel cielo assertivo di un viola immacolato
antenne all’erta che scorrono a perdersi senza carisma, il racconto
reso vero dal gusto nuovo della sigaretta comprata oltreconfine.

La donna col foulard vende ai passanti
la sentenza esatta
della sua bilancia che non sbaglia un colpo
dai tempi jugoslavi e pesa in once
o in grammi le nazionalità tutte indifferenti
tutte sempre oltre un qualche confine
ammasso di corpi e fango a immaginare
come si possa sopravvivere ai cedimenti
a una disgregazione impercettibile
che chiamano guerra patriottica.

Quaderno croato. 12 poesie (Fallone Editore, 2020)

Foto di Dino Ignani