Mo Mo

Lunghissimo balletto

Le foglie nell’aria mettono in scena
un intero balletto
faccio la doccia sotto la luna
tocco nei impercettibili
proprio come la luna, la luna ora è proprio luna
luna piuttosto aristocratica, aria piuttosto aristocratica
tutto il mio corpo è lacrime
singhiozzante notte, stanotte sei lontana
i tuoi lunghi capelli davanti al ventilatore
danzano spietati per uno specchio sconosciuto
la casa è sulla terra
la casa è canto funebre nel balletto
la casa del mio corpo è tutta lacrime
come vorrei tornare al torrente montano
agitare leggero il ventaglio di piume,
aspettando che si schiudano i fiori di pero
è così lunga l’estate

 

Nuovi poeti cinesi (Einaudi, 1996)

Ai Ch-Ing

Stagno di inverno

Lo stagno di inverno
è solitario come il cuore di un vecchio,
cuore che troppo ha provato l’asprezza del mondo.
Lo stagno di inverno
è asciutto come gli occhi di un vecchio,
occhi che la sofferenza ha privato di lampo.
Lo stagno di inverno
è spoglio come la testa di un vecchio,
capelli impolverati di bianco come erbe cosparse di brina.
Lo stagno di inverno
è oscuro come un vecchio triste,
vecchio paralizzato sotto la buia cappa del cielo.

 

Poesia cinese moderna (Editori Riuniti, 1962)

Shu Ting

Il muro

Non ho modo di resistere al muro
ho solo il desiderio di resistergli.

Cosa sono io?
Lui cos’è? Forse è lui
la mia pelle che pian piano invecchia
insensibile alla pioggia e al vento
come insensibile al profumo dei fiori,
o forse anche,
io sono solo un ciuffo di piantaggine
che decora le sue crepe fangose,
io sono il caso, lui la necessità.

Di notte, il muro si anima,
stende i suoi molli tentacoli,
mi stringe, mi soffoca,
mi adegua a ogni forma.
Spaventata corro in strada,
e scopro che lo stesso incubo
è legato al tallone d’ogni uomo.
Sguardi orribili,
muri di ghiaccio.
Ah, ho capito,
ciò cui devo resistere anzitutto è:
un compromesso col muro,
e l’insicurezza di fronte a questo mondo.

 

 

Nuovi poeti cinesi (Einaudi, 1996), trad. it. C. Pozzana, A. Russo

Tze-Min Tsai

TzeMin
黃蝶探含笑

進入眼前的 黃泥土路
隱隱約約地出現 老家的一角
紅霜瓦下 雙親的身影 少了一人
近鄉的怯 一欣喜 一想念

打赤著腳 黃泥土好黏
母親的呼喚 竟然耳中絲絲迴盪
不知何時 好似夢幻

黃蝶兒依舊探視 院子裡的含笑
呆想著 那一年 含笑來慶生
那一年 我出生時 含笑結了一顆果
那 唯一的一顆紅果
母親一直說 那顆果就是我的寶貝
我忍不住 咯咯的笑 咯咯的笑
直到 今天
才知道 原來 那顆果是我的母親
離我遠去的母親
含笑再也不結果了
就如同
黃蝶兒依舊探望的 含笑花兒
總是默默與我 對望

 

*

 

Yellow Butterflies visit Michelia

Into the front of the yellow dirt road
Vaguely, appear a corner of the old home
Under the red cream tile
Parent’s figures less one
In a spirit of fear back home
With joy and miss
Playing barefoot, yellow soil is so sticky
Mother’s call even in the ears with the slightest reverberation
Like the dream before wake up

Butterflies still visit the Michelia in our courtyard
Blankly memories, that year the Michelia
celebrate with bearing a red fruit for my for my birth
The only one red fruit
Mother always said that’s my baby
I could not help but giggle giggle laugh
Until today, finally know that the original
sinking fruit actually is my mother
Michelia no longer bears
Just like
That yellow butterflies are still visiting the Michelia
Always silently, Facing at each other with me

 

*

 

Le farfalle gialle visitano la Michelia

Dalla parte alta della strada gialla sterrata
vagamente, si intravede un angolo della vecchia casa
sotto la piastrella rosso crema
le figure dei genitori, meno una
in uno spirito di paura
fanno ritorno a casa
con gioia e assenza
giocando a piedi nudi,
il suolo giallo è così appiccicoso
la voce della mamma è sempre nelle orecchie
con un sottile riflesso di luce
come un sogno prima del risveglio.

Le farfalle gialle visitano ancora la Michelia
nel nostro cortile
memorie senza espressione che nell’anno
la Michelia celebra portando un frutto rosso
per me, per la mia nascita
l’unico frutto rosso
che mia madre diceva è il mio bambino.
Non ho potuto evitare di ridere
e ridere e ridere fino ad oggi
Finalmente ho saputo che il frutto originale
ora è mia madre.
Michelia non sopporta più
proprio come
le farfalle gialle ancora le facciano visita
sempre silenziose, di fronte a me.

 

© Inedito di Tze-Min Tsai

© Versione italiana di Michela Zanarella

Yan Li

yan li

Canzone dell’eroe

Tutti i pericoli di fronte a lui non possono diventare la sua tomba
ed è un caso che ciò non possa diventare satira.
Continua a vivere anche perché i suoi genitori sono ancora giovani.
Il cimitero che egli elogia irritato dalla società
oggi accerchia il suo letto.
Vorrebbe toccare perfino il mezzogiorno.
È così che si strangolano gli incubi
ma il suo ruggito continua a sbattere sul muro
e appena la sua finestra apre bocca
ecco che
tutti i mobili vengono sputati fuori da questa casa.
Ama così intensamente questa società da non volere muri.
Tutte le tombe di fronte a lui non possono costituire un pericolo
non può che disperarsi
ha sopportato giorni fin troppo pacifici a oltre cento miglia all’ora
non fa più in tempo a frenare
i suoi occhi irritati dalla tempesta si chiudono.
Nell’oscurità del realismo
ha visto nell’incubo una fila di insonni impiccati ai tralicci
ha deciso di erigere una stele alle decine di nazioni mano nella mano
unite ai piedi del denaro
sente di non aver più bisogno di mettersi le scarpe
perché a bordo del suo letto può raggiungere i confini di cielo e mare.

 

Nuovi poeti cinesi (Einaudi, 1996), a cura di C. Pozzana

Bei Dao

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Arte poetica

Di quell’enorme dimora cui appartengo
resta solo il tavolo, intorno
sterminate paludi
il chiarore lunare mi illumina da angoli diversi
il sogno dalla fragile ossatura sta lì come sempre
in lontananza, come un’impalcatura non ancora smantellata
e ci sono impronte di fango sulla pagina bianca
quella volta allevata per tanti anni
agitando la coda fiammeggiante
mi loda, mi ferisce

e poi, certo, ci sei tu, seduto di fronte a me
le scintille azzurro cielo che ostenti nel palmo
diventano legno secco, si trasformano in cenere

 

Speranza fredda (Einaudi, 2003)

Xiao Kaiyu

xiao_kaiyu

Domenica pomeriggio

I bambini lasciati i grandi salgono sulla funivia,
la carrozza scivola veloce, strillano con voci acute,
i loro insulti volano allegramente verso gli adulti, volano verso
il solido portone che difende l’emozionante gioco.

La moglie vestita alla moda siede accanto al giovane marito,
ignara che lui cammina circospetto
sull’acqua, lui sente il peso del corpo quasi aumentare,
ultimamente stanno aumentando tutte le responsabilità.

Un sorriso felice lampeggia sul suo volto,
esce dal parco in mezzo a loro, si accendono i lampioni,
bianchi fiori d’oleandro si aprono alla loro luce, quando
salgono sull’autobus, lui pigramente cade addormentato.

 

Nuovi poeti cinesi (Einaudi, 1996), a cura di C. Pozzana

Yang Lian

yang-lia

Preistoria

i giorni strappano via le maschere dei giorni che altro resta?
la balia che ti batte sulla spalla
è come sempre il cielo pieno di desiderio omicida

la finestra più antica dei denti di squalo
quando viene perduta guarda al mare
una lingua blu lecca risoluta la guida di viaggio
tanto eccitata che la carne sulla spiaggia è tutta nuda
nell’ardore la morte sta accelerando

una brezza può scuotere questo mondo
il vento dell’ultimo giorno chi è l’ultimo bambino rimasto?
ogni volto nasconde roccia dietro al volto
proprio nella preistoria ricorrono carestie nutrite da due mani

la polvere del mare vola
in piedi sulle gambe dei ragni
un albero splendente è carico di esche di fiori
seduce chi da millenni è sedotto
tu

 

Dove si ferma il mare (Damocle, 2016), trad. it. C. Pozzana

Xu Lizhi

xu

Una sorta di profezia

I vecchi del paese dicono
che somiglio a mio nonno da giovane
a me non pareva ma a forza di sentirmelo dire
me ne sono convinto

Quasi provenissimo dallo stesso grembo
mio nonno ed io abbiamo in comune
l’espressione del viso, il temperamento, le passioni

I vecchi avevano soprannominato lui “canna di bamboo”
e me “attaccapanni”

Lui spesso mascherava i suoi pensieri
e io spesso sono perfino ossequioso

A lui piaceva tirare a indovinare
io credo nelle premonizioni

Nell’autunno del 1943
i diavoli giapponesi ci invasero
e lo bruciarono vivo

Aveva 23 anni,

Quest’anno
anche io compio 23 anni

 

Mangime per le macchine (Ist. Onorato Damen, 2016), trad. it. A. Lavecchia

Ko Un

ko un

Gioia

Ciò che ora io penso,
chissà dove nel mondo,
qualcuno l’avrà già pensato.
Non piangere.

Ciò che ora io penso,
chissà dove nel mondo,
qualcuno lo starà pensando.
Non piangere.

Ciò che ora io penso,
chissà dove nel mondo,
qualcuno lo vorrà pensare.
Non piangere.

Che gioia!
In questo mondo,
chissà dove in questo mondo,
io sono composto di molti Io.
Che gioia!
Io sono composto
di molti Altri.
Non piangere.

 

L’isola che canta. Antologia poetica 1992-2002 (LietoColle, 2015), trad. it. V. D’Urso