O.V. de L.Milosz

Laisse en mes mains dormir ta douce tête:
Juin des ruines brûle en tes cheveux blonds,
Lianes, soleil vieux sur les houblons.
Ta bouche est le pavot du mur qui prête
Sa vieille ombre moisie aux vagabonds.

Un chant de pêcheurs au mauve des mers
Voilà ce que m’est ta voix endormie,
Ta voix, invisible et pensive amie.
Ton cœur est le lit de fleurs des doux hiers,
La cloche tiède et sourde d’accalmie.

Un ciel de pays mort depuis longtemps
Chante en tes yeux, – un ciel de pauvre terre
Où la pâle Annabel et Guy de Vere
Et d’Elormie entendent aux grands vents
Sonner doux Octobre du cimetière.

Et qu’importe que tu sois irréelle
Et de celles qui ne furent jamais?
Ma solitude aux vieux jardins aimés
En est-elle moins charmeuse ou moins belle
Ton automne aux feuillages enflammés?

*

Lascia dormire fra le mie mani la tua dolce testa:
Giugno delle rovine arde nei tuoi capelli biondi,
Liane, vecchio sole sul luppolo.
La tua bocca è un papavero sul muro che presta
La sua vecchia ombra ammuffita ai vagabondi.

Un canto di pescatori nel malva dei mari
È per me la tua voce assopita,
La voce tua, amica invisibile e pensosa.
Il tuo cuore è il letto fiorito dei dolci ieri,
La campana mite e sorda della bonaccia.

Un cielo di paese morto da gran tempo
Canta nei tuoi occhi – un cielo di povera terra
Dove la pallida Annabel e Guy de Vere
E d’Elormie sentono nei forti venti
Risuonare tenue Ottobre dal cimitero.

E cosa importa che tu sia irreale?
Di quelle che non sono mai esistite?
La mia solitudine di giardini antichi e amati
È meno affascinante o meno bella
Del tuo autunno dalle foglie in fiamme?

Sinfonia di novembre e altre poesie (Adelphi, 2008), trad. it. M. Rizzante

Oscar Vladislas de Lubicz Milosz


Tutto sarà esattamente come in questa vita. La stessa stanza.
– Sì, bambino mio, la stessa. All’alba, l’uccello dei tempi tra il fogliame
Pallido come una morta: le serve allora si alzano
E si sente il rumore diaccio e cavo dei secchi

Alla fontana. Oh terribile, terribile giovinezza! Cuore vuoto!
Tutto sarà esattamente come in questa vita. Ci saranno
Le voci povere, le voci d’inverno dei vecchi faubourg,
Il vetraio col suo canto alternato,

La nonna decrepita che da sotto la cuffia sudicia
Urla nomi di pesci, l’uomo dal grembiule azzurro
Che sputa nella mano consumata dalle stanghe
E grida chissà cosa, come fosse l’Angelo del giudizio.

Tutto sarà esattamente come in questa vita. Lo stesso tavolo,
La Bibbia, Goethe, l’inchiostro e il suo profumo di tempo,
Il foglio di carta, bianca donna che legge nel pensiero,
La penna, il ritratto. Figlio mio, figlio mio!

Tutto sarà esattamente come in questa vita! – Lo stesso giardino,
Profondo, profondo, fitto, oscuro. E verso mezzogiorno
Felici di essere lì si riuniranno
Persone che non si sono mai conosciute e che non sanno

Le une delle altre se non questo: che ci si dovrà vestire
A festa e avviarsi nella notte
Degli scomparsi, da soli, senza amore e senza lume.
Tutto sarà esattamente come in questa vita. Lo stesso viale:

E (in un pomeriggio d’autunno), dove il viale curva,
Là dove il bel sentiero scende paurosamente, come la donna
Che coglierà i fiori della convalescenza – ascolta figlio mio –
Ci rincontreremo come un tempo qui;

E tu, hai dimenticato il colore del tuo abito di allora;
Io, invece, ho conosciuto solo pochi istanti di felicità.
Sarai vestito di viola pallido, incantevole dolore!
E i fiori sul tuo cappello saranno piccoli e tristi

E io non ne conoscerò il nome: perché nella vita ho conosciuto
Solo il nome di un fiore piccolo e triste, il nontiscordardimé,
Vecchio dormiglione delle forre nel paese di Nascondino, fiore
Orfano. Sì, sì, cuore profondo! come in questa vita.

E il sentiero oscuro sarà là, umido
Di un’eco di cascate. E io ti parlerò
Della città sull’acqua e del Rabbi di Bacharach
E delle Notti di Firenze. Ci sarà anche

Il muro basso e fatiscente dove sonnecchiava l’odore
Delle vecchie, vecchie piogge, e un’erba putre,
Grassa e fredda che scuoterà i suoi fiori cavi
In un ruscello muto.

 

Sinfonia di novembre e altre poesie (Adelphi, 2008) a cura di M. Rizzante