Franco Loi


Dentro la parola persa io mi perdo,
divento le cose del mondo, l’aria che passa,
quella parola che sta dietro l’aria
e si fa chiara agli occhi che stanno nel tempo;
e se io parlo non so chi è a parlare,
è il vento che parla nel mio sentimento,
che niente si fa dal niente, e nel pensare
la voce che mi chiama mi viene dentro.

*

Dent la paròla vèrta mí me pèrdi,
deventi i ròbb del mund, l’aria che passa,
quèla parola che sta dedré de l’aria
e se fa ciara aj ögg che stann nel temp;
e se mí parli sú no chi l’è a parlà,
l’è ’l vent che parla nel mè d’un sentiment,
ché nient se fa dal nient e nel pensà
la vûs che mí me ciama me vègn dent.

Isman (Einaudi, 2002)

Donatella Moica


Dentro la stanza in affitto
non siamo soli
io e te.
Con noi ci sono i nostri fantasmi,
noi e i nostri desideri,
noi e qualcos’altro.
Invisibili
creature immaginarie
partecipano ai rituali,
nello specchio contemplano
l’infinito della fantasia.
Terrificante e prodigioso
l’incontro
non ha lasciato spazio
per la fuga,
subito era già troppo tardi.

I fantasmi adesso
abitano altre sponde,
nel regno del ricordo
dove dimorano
gli amanti persi.

 

Inedito

Giovanni Ibello

Ph. Valentina de Felice

Amin, è quasi giorno,
è la resa dei fuochi invernali
l’ectoplasma del divenire.
Dio, gheriglio di stella
insegnaci a svanire
poco a poco
insegnaci il dialogo amoroso
tra i picchi delle braci
e l’arpionata notte.
Adesso è tutta luna nuova
mentre ancora
tiri a sorte la vena
dio anatema,
ti sfiori trasognato le palpebre…
Quanti millimetri ci separano dal buio?

Dialoghi con Amin (Crocetti-Idee editoriali Feltrinelli, 2022)

Silvia Monti


C’è voluto del tempo e non solo,
per venirne fuori
e adesso che ci sono dentro fino al collo
fin sopra il collo
fin sopra la testa
(insomma, tutta)
non cerco le parole più di tanto
vivo, ci provo, vivo
e ti vivo accanto (e non solo).

E così non è te che canto
e tutto l’abbandono amoroso
che sento
mentre ti sfioro prima di dormire

resto in silenzio
perché solo tu
mi possa capire.

Persino semplice (Interno Libri Edizioni, 2023)

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Alfonso Guida


Mi trascino se ragiono, se tento
la pacificazione dello sguardo.
Se tento l’uguaglianza, un dio comune,
proprietà nuda e speculare, tanfo
di brasato e di crauti in locande
da poco. Studiavo un raro progetto,
metalli delle Terre Rare, corpi
transuranici, lo spato d’Islanda,
gli angoli nebulosi e acquei del diaspro.
Sì, è dura città questa luce amara,
l’attesa che un groviglio avvera e sfalda,
tra sonno e patergloria, Ave O Regina
sgomento all’ombra, novena straniera,
stellare, congiunta da alba a maniera,
sterrata radice di foglia erratica.
Tu non vegli più che per trarre amore
dai ritratti e dai corpi nudi, bruni,
baciati, alterni, stupefacenti occhi
di orfani chiusi in soffitta e sodali
disertori di cantine sociali,
circoli e club, furtivi blister vuoti
di ansiolitici, cavità gelate
di veleni metabloccanti e vergini
confuse tra le doglie e il latte munto
dai fidanzati col grappolo in gola
del frutteto sultano e del vigneto
stizzito, affogato da una colata
di cera e cemento, un gergo di malte,
malate madri, trecce calcinate.
Lo squero dei linciaggi, rifiorito,
rimesso al perdono e al patto di un vecchio
vassallaggio di mosche e morganatico
di speranze assorbite, come neve.

Inedito

Cristina Alziati

Autoritratto

Lungo tutto l’inverno
ho spezzato i rami all’alloro
ho reciso i nudi steli della rosa
divelto fra le crepe dell’argilla
ogni verzura. Ma durano radici
sotto terra, e mostruosi a febbraio
spaccano il suolo germogli.
Io ora ho sonno per sempre.
Dunque alzati, Lazzaro, per un’ultima volta.
Per un’ultima volta sparisci.

Quarantanove poesie e altri disturbi (Marcos Y Marcos, 2023)

Francesca Benedetti


Gioco necessario

In questo bianco sola mi compongo,
obbediente alla regola del verso:
in questo spazio, spazio c’è per tutto
quel che di me rifiuto e non incastro.

Lo ingabbio in neri ed eleganti segni,
lo relego, lo esilio e non m’afferra;
mi faccio libera da me, mi guardo
come dall’alto, come dall’esterno.

Trovo pace in quest’ordine molesto:
triste apparenza, più non m’appartiene.

Vedo sanarsi, nel puzzle che dispone,
mentre accoglie il disegno che compone,
ogni inqueta tessera in conflittuale
contraddizione, con gli altri e con se stessa.

Inedito

Erri De Luca

de luca

 

 

 

 

 

 

 

Due

Quando saremo due saremo veglia e sonno,
affonderemo nella stessa polpa
come il dente di latte e il suo secondo,
saremo due come sono le acque, le dolci e le salate,
come i cieli, del giorno e della notte,
due come sono i piedi, gli occhi, i reni,
come i tempi del battito
i colpi del respiro.
Quando saremo due non avremo metà
Saremo un due che non si può dividere con niente.
Quando saremo due, nessuno sarà uno,
uno sarà l’uguale di nessuno
e l’unità consisterà nel due.
Quando saremo due
cambierà nome pure l’universo
diventerà diverso.

Solo andata. Righe che vanno troppo spesso a capo (Feltrinelli, 2005)

Vittorino Curci

Ph. Francesco Liuzzi

dov’è il finimondo? alle spalle o davanti?
non siamo mai usciti dalle trincee.
la testa di guillaume non è ancora bendata.
dopo l’ultimo giro veloce
sentiamo tutto il peso di essere come siamo
ma nessuno si chiede dove e quando
abbiamo sbagliato

ora sostiamo nei pressi di una prigione
non siamo più in fuga e nessuno ci insegue.
diffidiamo delle belle parole
e le nostre biografie sono mute.
aspettiamo. aspettiamo in silenzio.
presto passeremo dallo sterile al fertile
dal tremore della mano a una scrittura di fuoco

Cadenze per la fine del tempo (Musicaos, 2023)