Miroslav Krleža


Il mughetto rosa ha un profumo delicato

Il mughetto rosa
ha un profumo delicato,
sulla forca dondoleremo tutti
lentamente.

Ehi, ahi, è arrivata la fine,
per noi maggio non avrà più il suo profumo!

Latrava per tutta la notte quel cane furioso,
per tutta la notte il becchino ha lavorato di pialla.

C’innaffieranno la tomba di piscio,
e sulle viscere nostre getteranno concime di cane a palate.

Il mughetto bianco profuma di morte,
nessuno è tornato vivo dalla forca.

Ehi, ahi, fiorisca pur maggio,
mai da quell’inferno
faremo ritorno.

 

Le ballate di petrica kerempuh (Einaudi, 2007), a cura di S. Ferrari

© Leonard Lesic Artwork

Vesna Parun

parun

La casa sulla strada

Ero stesa nella polvere sul ciglio della strada.
Non vidi il suo volto.
Né lui vide il mio.

Impallidirono le stelle e l’aria si fece blu.
Non vidi le sue mani
Né lui vide le mie.

L’oriente mutò in un limone verde.
Ho aperto gli occhi per un uccellino.

Allora seppi chi amai
per la vita intera.
Allora lui seppe di chi le povere mani
abbracciava.

E l’uomo il suo fardello prese, e partì
in lacrime verso la sua casa.
E la sua casa è la polvere della strada
com’è anche casa mia.

 

Né sogno né cigno (Spring, 1999), trad. it. J. Spaccini

Nikola Šop

Nikola_Sop

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ecco, ora ascolta nuovamente
il primo compito
e impara a ripetere
quello che nuovamente ti rivelerò.

Non confondere con questo le caducità terrene.
Abituati pian piano a toccare
quel che appena ti rivelo
con i polpastrelli

e non osare a toccarlo
che con lo sguardo.
Sta’ là soltanto, attendi
che mi ricordi quel che ho da dirti,

io, che so
tutto l’inconcepibile.

 

Mentre i cosmi appassiscono (Libri Scheiwiller, 1996), trad. it. D. Pušek

Alessandro Salvi

Sebastijan_Vojvoda_ritrattoAleSalvi-2

 

Io vi parlo da questa
inospitale zona del sentire.
Sì, questo scrivere pare mi annienti
a poco a poco, ma
mentre mi invento un vivere migliore
m’abituo a questo fuoco con cui gioco
da tempo ormai. Noi siamo solo ostaggi
del provvisorio.
Non è una fuga nell’irrazionale
bensì si tratta solo di guardare
l’invisibile che si spoglia e addita
lì dove vita e morte si coagulano
in un tutt’uno.
Io dentro queste parole ci vivo.
E muoio, a volte.
In quest’antro mi nascondo,
venite a prendermi se ci riuscite.

 

da Santuario del transitorio (L’arcolaio, 2014)

Foto di Sebastijan Vojvoda