Ingmāra Balode


Ricordi
ti sedevo in collo
ti guardavo l’orecchio grande quanto un continente
giocavo coi bottoni della camicia rosa
e tu mi leggevi
il giornale “Lotta” –
qualcosa sui trattori e
tipi dai volti neri
per la fatica

Nei giorni più liberi sali
in bicicletta
e vai
a comprare il pane
le gelatine
e la colla
mi lasci ritagliare
le foto dal giornale
e il profumo sotto le pagine
impalpabili del giornale
brillava appena come la pelle tesa
secca
della tua mano

 

Solo il mare può far rumore (Damocle, 2016), trad. it. P. Pantaleo

Knuts Skujenieks

La neve smorza l’ocra autunnale.
E il cielo riacquista il suo blu usuale.
E rosso, curato e pasciuto
Occhieggia il mattino muto.
Sale lento il sole – non si deve affrettare
Va il mondo, così come deve andare.
E tu stesso di fronte a un giorno di tal quiete,
Non vuoi più sbattere la testa alla parete
Divincolarti dal sonno, questo ti preme,
E nella neve affondare un quieto seme.
Parlare, scrivere, piantare e seminare,
Perché non possano più ammazzare.
Seppur dalle nuvole la terra è avvolta,
Il sole ruota, il sole ruota,
Per quanta nebbia l’orizzonte serra,
Sorride il sole e allatta la terra.
E tu stesso del sole assaporerai il latte
Per ogni tuo giorno, per ogni tua notte.

 

Sēkla sniegā – Un seme nella neve (Damocle, 2015), trad. it. P. Pantaleo