Nicolás Guillén

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Conoscerete…

Conoscerete che son stato vivo
da un’ombra che avrà la mia fronte.
Solo sulla mia fronte l’inquietudine presente
ch’è oggi in me, del dolore imprigionato.

Bianco il volto, senz’ardor lascivo,
privo del sonno che s’impiglia alla mente.
Ormai su me, silenzioso eternamente,
la rosa di carta e il verde di ulivo.

Qual sonno senza sogni angosciosi,
l’anima aperta a tremule carezze,
immobili le mani sopra il cuore.

Com’è lontana la voce dell’amore.
Con che gusto avvicino la bocca alle delizie
di tutti gli oceani sereni.

 

Poeti delle Antille (Guanda, 1963), trad. it. Giuseppe Bellini

Cintio Vitier

Cintio Vitier, 1987

 

Nominerò le cose

Nominerò le cose, le sonore alture
che vedono divertirsi il vento,
i porticati profondi, i paraventi
chiusi all’ombra e al silenzio.

E il sacro interno, la penombra
che solcano gli uffici polverosi,
il legno dell’uomo, il notturno
legno del mio corpo quando dorme.

La povertà del luogo, e la polvere
dove l’orme di mio padre fecero testamento,
luoghi di pietra limpida e decisa,
spogli di ombra, sempre uguali.

Senza scordare la pietà del fuoco
nell’intemperie della casa distante,
né il sacramento gaudioso della pioggia
nell’umile calice del parco.

Ne tu muro stupendo, mezzogiorno,
indaco e terso e interminabile.

Con l’immobile sguardo dell’estate
il mio affetto ricorderà i sentieri
per dove fuggono le avide domeniche
e i lunedì tornano a capo chino.

Nominerò le cose, tanto lentamente
che allorché perderò il Paradiso della strada
e l’oblio me la trasformerà in sogno,
potrò chiamarle d’improvviso con l’alba.

 

Poeti delle Antille (Guanda, 1963), trad. it. G. Bellini

Luis Palés Matos

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Mulatta – Antilla

In te, ora, mulatta,
mi rifugio nel tiepido mare delle Antille,
acqua sensuale e lenta di melassa,
porto di zucchero, calda baia,
con la luce in riposo
che indora l’onda pura,
e il ronzio sonnolento di alveare
che fanno i lavori sulla riva.

In te, ora, mulatta,
attraverso il mare delle isole.
Elettrici, felini uragani
nelle tue curve si allungano e raccolgono,
mentre sulla mia barca sta cadendo
la notte dei tuoi occhi, come inchiostro.

In te ora, mulatta…
Oh risveglio glorioso delle Antille!
Forte colore che il do di petto raggiunge,
musica al rosso vivo d’allegria,
calde cantaridi di aroma
– limone, tabacco, pigna –
che fan ronzare ai sensi
le loro voci ebbre di delizie.

Mulatta, ora tu sei
tutto il mare e la terra delle isole,
sinfonia di frutta le cui scale
erompono furiose nel tuo profumo.
Nel suo verde vestito di guanábana
con i fini e molli calzoncini
di mussolina, ecco il caimito,
col suo lette di soprano… Tutti
i frutti, oh mulatta!, tu mi offri
nella chiara baia del tuo corpo
dai soli del tropico brunita.

Oh Cuba! Oh Portorico!
Focose terre liriche…
Oh i caldi rum della Giamaica!
Oh l’aguacate di San Domingo,
e il brodo denso della Martinica!

Ora tu sei, mulatta,
glorioso risveglio delle mie Antille.

 

da Poeti delle Antille (Guanda, 1963), trad. it. Giuseppe Bellini.