
Tutto ciò di vissuto
Tutto ciò di vissuto, tutto
ciò che ho salvato diligentemente
dallo sterminio feroce dei giorni,
tutto quello che fui, oggi ve l’offro,
occhi che seguirete questi tratti di lettere,
petti che oblierete il mio stato d’ingenuo,
il mio modo di vivere, ve lo do tutto adesso
come se io vi dessi la parola finale
nel suo declinarsi dell’unica certezza.
La mia memoria vi lascio
fra le mani, per quanto so di mio:
l’integrità perplessa della mia vita, anche
l’altrui vita che è fatta della mia somiglianza,
appena delle ceneri profetiche
di un tempo ardente tra furiose estasi,
sotto la servitù di leggi intollerabili.
Ogni giorno il suo solco, ogni amor che mi ha fatto,
fulgono qui, combattono, mi attestano,
anche risarciti quei bordi deflagrati,
esaltano la verità in quello stesso modo
di un uomo quando fonda soltanto quello che ama.
Dal mio stesso dubbiare, dalla
libertà di stare vivendo, dal profondo
di chi impara ogni giorno
a rinunciare al tempo,
porto la mia voce e il suo olocausto,
storia di congetture quotidiane,
perché la mia parola non sia sola,
perché possa vivere forse
da quel mio meritarmi in cui la creo.
da Poesia spagnola del secondo novecento (Vallecchi, 2008), trad. it. F. Luti