Claudia Masín


La luna

Como si hubiera alcanzado un punto de máximo esplendor,
a partir del cual ya no pudiera
María Negroni

Después de una cierta hora, las calles se vacían
y yo salgo a olvidarte. Es más fácil en las calles
vacías. Me pierdo como una piedra terrestre
arrojada a territorio lunar. Entonces la luna se vuelve
una playa bañada por la luz del Mediterráneo,
donde jugaba de niño. No puedo volver a tomar
lo que he perdido, nadie puede. Si no está
permitido el regreso y no deseo avanzar,
quizás debería tener miedo, pero me enseñaste
a no temer, a estar despierto hasta tarde
en la casa desierta escuchándote cantar, con la promesa
de que el sueño llegaría. Aún soy el niño
que atraviesa la noche en su nave, un pequeño
astronauta. Hemos perdido contacto con la base,
nos hemos quedado solos aquí arriba, las constelaciones
y yo. Dame la calma, dame el silencio que acaricia,
no este silencio como una aguja que cruza lentamente
la frontera de las venas y apacigua
el rumor de la sangre pero no alcanza
a apaciguar el deseo de tocarte. ¿Cómo voy a construir
mi casa lejos de la tuya, de dónde van a sacar mis manos
el oficio de poner cada ladrillo uno encima del otro
para levantar una pared que nos separe? No sabría.
Me decías que algún día vendrían a buscarme
los extraterrestres, que yo no pertenecía a este planeta.
Nos reíamos. Yo, desde entonces, no he hecho otra cosa
que preparar con paciencia mi bolsito a la espera
de que llegue ese día. Tu voz es el hilo de seda
que conduce a las ruinas de la luna. Madre – te dije –
no tengo sueño todavía.

Todos los poemas de La vista están basados en películas. La luna es de Bernardo Bertolucci, Italia, 1979

 

*

 

La luna

Come se avesse raggiunto un punto di massimo splendore
a partire del quale non potesse più
Maria Negroni

Dopo una certa ora, le strade si svuotano
e io esco per dimenticarti. É più facile nelle strade
vuote. Mi perdo come una pietra terrestre
scagliata sul territorio lunare. Allora la luna si trasforma in
una spiaggia bagnata dalla luce del Mediterraneo,
dove giocavo da bambino. Non posso tornare a prendere
quello che ho perso, nessuno può. Se non è
consentito il ritorno e non desidero avanzare,
forse dovrei avere paura, però mi hai insegnato
a non temere, a rimanere sveglio fino a tardi
nella casa deserta ascoltandoti cantare, con la promessa
che il sonno sarebbe arrivato. Sono ancora il bambino
che attraversa la notte con la sua nave, un piccolo
astronauta. Abbiamo perso il contatto con la base,
siamo rimasti soli quassù, le costellazioni
ed io. Dammi la calma, dammi il silenzio che accarezza,
non questo silenzio come un ago che incrocia lentamente
la frontiera delle vene e placa
il rumore del sangue però non riesce
a placare il desiderio di toccarti. Come costruirò
la mia casa lontano dalla tua, da dove prenderanno le mie mani
l’arte di mettere ogni mattone uno sopra l’altro
per alzare una parete che ci separi? Non saprei.
Mi dicevi che un giorno sarebbero venuti a cercarmi
gli extraterrestri, che io non appartenevo a questo pianeta.
Ridevamo. Io, da quel momento, non ho fatto altro
che preparare con pazienza il mio sacchetto in attesa
che arrivi questo giorno. La tua voce è il filo di seta
che conduce alle rovine della luna. Madre – ti dissi –
ancora non ho sonno.

Claudia Masin, La vista. Traduzione: Roberta Colucci Carluccio
*Tutte le poesie de La vista, sono basate su differenti film. La luna è di Bernando Bertolucci, Italia, 1979

Shuntarō Tanikawa


Essere vivi

Essere vivi
essere vivi ora
vuol dire avere sete
essere abbagliati dal sole fra gli alberi
ricordare all’improvviso una melodia
starnutire
tenerti per mano

essere vivi
essere vivi ora
vuol dire minigonna
un planetario
Johann Strauss
Picasso
le Alpi
vuol dire imbattersi in tutte le cose belle
e poi
essere attenti e opporsi al male che vi si nasconde

essere vivi
essere vivi ora
vuol dire poter piangere
poter ridere
potersi arrabbiare
vuol dire libertà

essere vivi
essere vivi ora
vuol dire un cane che abbaia in lontananza ora
la terra che sta girando ora
da qualche parte il primo vagito che si alza ora
da qualche parte un soldato ferito ora
è un’altelena che dondola ora
è l’ora che passa ora

essere vivi
essere vivi ora
vuol dire il battito d’ali degli uccelli
vuol dire il fragore del mare
il lento procedere di una lumaca
vuol dire gente che ama
il tepore della tua mano
vuol dire vita

(1971)

Poeti giapponesi (Einaudi, 2020), a cura di M. T. Orsi e A. Clementi degli Albizzi