Christian Tito


«Fai il bene e dimentica»
ha detto Silvia
e Silvia davvero fa il bene
poi, davvero, dimentica

se penso a quanto bene
a cosa è il bene
a dov’è che io l’ho visto

e se penso a quanto male
dentro il male
dentro Cristo

«nessuno è solo buono»
nessuno è solo
solo.

C’è un fuoco da portare (Pietre Vive, 2022)

Ph. Donatella D’Angelo

Fabrizio Miliucci


I libri

I libri
riardono
più di una voce

non sono altro da sé
non vanno avanti senza pause,
i libri possono soffocare animali di tutte le taglie: stai attento ai libri.
Quando provi a nuotare nei libri
ogni parola
appare più lucida che nella realtà
perché nella realtà non esistono i libri.

Pensavo di essere solo uno sconfitto
e affollavo le case
di labirinti
di libri
per nascondermici dentro.
Ho comperato scaffali per lunghezze interminabili
e li ho riempiti di ninnoli e di libri
ma alla fine non avevo più sangue nelle vene.

Non ho potuto fare altro che inaridire
mentre leggevo le tue storie sui libri
e non ho potuto fare altro che convertirmi
allʼinutile presenza di me stesso
guardando nello specchio della pagina.

Ci sono dieci pause che valgono
in una vita intera
dieci vuoti
dieci spazi non scritti.

 

Saggio sulla paura (Pietre Vive, 2022)

Elvio Ceci


Nel mare bianco

Si ritrovano in alcuni giardini
di pescatori,
decorazioni ferme tra gli alberi,
siepi
ed uccellini.
Trainate sulle imbarcazioni
con alghe, polpe e frutti marini.

Anfore romane, intere o a pezzi,
le vedi tra Tripoli, Siracusa,
Gaeta, Salonicco… in luoghi rezzi.
Sono pronti a fornire una scusa i padroni
ai poliziotti avvezzi.

Sono anfore
non più con lezzi forti;
e contengono olio e vino.
Ma anche pietra
e il caldo negli orti sotto il vigneto
e ulivo e pino.
Trasportate dentro dei boccaporti,

avevano il sapore del sangue delle mani
degli agricoltori;
l’odore dei muscoli purosangue degli aiuti,
come cavalli o tori
o gatti che cacciano ogni angue;

il rumore dei latrati dei cani;
o di grandine, salpicanti grilli.
Odorano poi di riti e dei mani
contro la siccità;
o di occhi brilli
per la festa di raccolti immani.

Ansie e speranze per il futuro.
Disperse in questo grande mare bianco;
affollato da barche in cui il tamburo
ritmava l’andare di ogni stanco
schiavo,
temprato dal lavoro duro.

Se accosti l’orecchio alla bocca
dell’anfora,
queste immagini sentirai:
precari echi dalla brocca
ti risucchieranno in voragini
e una nuova umanità ne trabocca.

Cantare del deserto (Pietre Vive Editore, 2020)

Roberto R. Corsi

Mio padre di ottant’anni e qualche giorno
è un pulcino incazzato,
sta tornando nel guscio
perché fuori, in cantiere, spira il freddo
di giovani che spingono che irridono che sputano.
Un vecchio è come carne quando cade
l’unghia che le sta sopra, o come Dafne
quando lenta si muta in una pianta d’alloro.
Attorno nasce un velo
corneo o ligneo; s’ispessisce pian piano,
sempre più impermeabile
ai miei gesti e parole.
Gli accarezzo le spalle
mentre dorme in poltrona e sbava e scalcia e sogna.
Guardo nella penombra il volto che è già maschera
e faccio il Mitridate col vuoto soffocante di domani.

La perdita e il perdono (Pietre Vive Editore, 2020)

Foto di Laura Albano

John Taylor

quick crests
waves in the twilight

lines
scribbled
with water
on water

ever less lit

 

now and then
darker speckled shadows
on the shadow of night

ever less lit

 

***

 

rapide creste
onde nel crepuscolo

versi
scarabocchiati
con l’acqua
sull’acqua

sempre meno luminosa

 

di tanto in tanto
chiazze d’ombra più scure
sull’ombra notturna

sempre meno luminosa

 

 

Oblò / Portholes (Pietre vive, 2019), traduzione di Marco Morello

Antonio Lillo


Giustificazione alle mie lamentazioni di editore povero

Se sono povero e lo dico a voce alta
non è che mi lamenti disperato. Non piango
in vista del suicidio. Ma ne rido a modo mio
per stemperare il senso di ingiustizia.
L’italiano medio invoca il mio successo editoriale
e non ammette la sconfitta del mio conto
che non va di pari passo alla poesia.
E non capisce il senso della mia lamentazione.
Poiché il male di uno – in questo caso – è collettivo
in ogni mio: «Sono poverino!»
(povertà che vivo a testa alta
perché nel mio lavoro metto tutto
a volte prima degli affetti e faccio libri
non guerre non palazzi e se il popolo non legge sono cazzi
solamente suoi) in ogni mio: «Sono poverino!»
non c’è nascosto un: «Ah, me miserino!»
ma un più maturo: «Noi, popolo di stronzi!» riassuntivo.
Ché la miseria è comune e non fa sconti.

 

Limonio (Pietre Vive, 2019)

Carlo Tosetti


La nona

L’annaspare agostano,
verso la nona,
è uno sbracciarsi
nel vacuo intorno,
per traversare
la piazza acciottolata,
vuotata dall’aria,
dalle carrozze e dai vivi,
dove la fontana tace smòrza.
Ci si traduce,
perché il groppo gonfia,
sotto i freschi colonnati
o verso il centro abbandonato
e si rifugge dai tigli,
a guardia dell’alveo
scheletrito del fiume.

 

Wunderkammer (Pietre Vive, 2016)

Elena Vlădăreanu

elena_vladareanu_3

identify myself

fino a quando sarò una giovane rappresentante della poesia romena.
continuerò a scrivere poesie orribilmente femminili,
a essere talmente uncool e unsexy.
a 35 anni, che si scriverà dopo elena vladareanu, virgola.
dov’è il mio umorismo. come sto messa col mio networking.
sono in corrispondenza con un giornalista austriaco
con un artista plastico berlinese
con un autore messicano di haiku che vive a praga
– forse questo conta di più? –
con alcuni intellettuali albanesi
ma questo è inutile menzionarlo.
come posso dormire fra due guanciali.
mi sbatto abbastanza perché la mia letteratura venga tradotta.
è migliorato il mio inglese dopo una settimana a new york.
ho iniziato a scrivere il libro del secolo.
ho fatto domanda per borse di studio ho fatto incetta di referenze
ho vinto alcuni premi ho un cv impressionante
ho capito le regole del gioco come muovermi con la diplomazia
quanto spesso è presente il mio nome su google
e in quante pagine in inglese

in fondo non sono che una brava ragazza.
porto con me un corredo di propositi da scrittore,
ho sogni borghesi,
voglio casa e bambino.
voglio amarti fino alla fine del mondo.

 

da spazio privato (Pietre Vive, 2016), trad. it. G. Di Palma