Philippe Jaccottet


Adesso so che non possiedo nulla,
neppure l’oro delle foglie fradicie,
né questi giorni che a gran colpi d’ala
vanno da ieri a domani, rimpatriano.

Lei fu con loro, pallida emigrante,
tenue beltà coi suoi segreti vani,
brumosa. E ora condotta certamente
via, tra i boschi piovosi. Come prima

eccomi in faccia a un irreale inverno,
ricanta il ciuffolotto, unica voce
che insiste, come l’edera. Ma il senso

chi lo puo dire? E la salute scema,
simile oltre la nebbia al fuoco breve
che un vento glaciale smorza… Ed è già tardi.

Rivista “Poesia” (n. 233 Dicembre 2008), a cura di Fabio Pusterla

Vicki Feaver

Home Is Here, Now

after Philip Larkin

Home is here now
at this table with its gouged
and scratched wood

where I’m peeling
an orange – the spray
from the zest sending

shivers up my nose,
and the bright rind
falling in a long curl.

It’s the quiet time
at the end of the day:
no bird song, no wind;

just my in-and-out breaths
and the faint tearing of pith
parting from flesh.

*

Casa è qui, ora

alla maniera di Philip Larkin

Casa è qui ora
a questo tavolo di legno
inciso e graffiato

dove sto sbucciando
un’arancia – lo spruzzo
della scorza mi fa

fremere il naso,
e la buccia lucida
cade in lunghe spirali.

È l’ora tranquilla
alla fine del giorno:
senza canto d’uccelli, né vento;

solo il ritmo del mio respiro
e lo strappo leggero della pellicina
che si stacca dalla polpa.

 

La fanciulla senza mani e altre poesie (Interno Poesia Editore, 2022), cura e traduzione di Giorgia Sensi

 

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Philippe Jaccottet


Nutrito d’ombra, parlo
e ruminando magre pasture di tenebre
povero, debole, addossato alle rovine della pioggia,
mi stringo a ciò di cui non posso dubitare,
il dubbio, e abitando l’inabitabile guardo
riprendo a biascicare contro la morte
sotto sua dettatura. Crollando io persevero
a vedere, io vedo il crollo che scintilla,
e tutta la distanza della terra,
tutta la profondità degli anni fiocamente
illuminati, una dolcezza insostenibile,
un’ala sotto la coltre bruna delle nubi.
L’ombra mi schiude gli occhi
e l’avvicinarsi dell’impossibile al fondo della luce,
l’invasione della cenere al fondo di me stesso, cenere vittoriosa,
insolente, feroce, non mi fanno tacere,
ma mi dettano come ultima risorsa nuovi discorsi
e io brancolo fra parole antiche,
fra rovine di antichi versi,
ah! senza che nulla mi sostenga né mi guidi
tranne la potenza dell’errore,
tranne un’ombra taciturna e senza lume.

 

Poeti della malinconia (Donzelli, 2001), a cura di B. Frabotta

Philippe Jaccottet

Philippe Jaccottet
De ce dimanche un seul moment nous a rejoints,
quand les vents avec notre fièvre sont tombés:
et sous la lampe de la rue, les hannetons
s’allument, puis s’éteignent. On dirait des lampions
lointains au fond d’un parc, peut-être pour ta fête…
Moi aussi j’avais cru en toi, et ta lumière
m’a fait brûler, puis m’a quitté. Leur coque sèche
craque en tombant dans la poussière. D’autres montent,
d’autres flamboient, et moi je suis resté dans l’ombre.

*

Di questa domenica un solo istante ci ha raggiunti,
quando la nostra febbre si è placata, e i venti:
e sotto le luci di strada le cetonie
si accendono, poi si spengono. Luminarie, diresti,
lontane in un parco, forse per la tua festa…
Anch’io avevo creduto in te, anch’io bruciavo
della tua luce, che poi mi ha lasciato. Il loro guscio
scricchiola secco mentre cade nella polvere. Altri salgono,
altri s’infiammano, e io sono rimasto nell’ombra.

 

I barbagianni. L’ignorante (Einaudi, 1992), trad. it. F. Pusterla