Patrick Kavanagh


Un anno fa mi innamorai del reparto
Di un ospedale: stanzette quadrate e allineate,
Semplice calcestruzzo, lavelli – un obbrobrio per un esteta,
Senza considerare il russare del vicino di letto.
Ma nulla di nulla è estraneo all’amore,
L’ordinario e il banale può conoscere il suo calore.
Il corridoio conduceva a una scala e sotto
C’era l’inesauribile avventura di un cortile di ghiaia.

Questo è ciò che l’amore fa alle cose: il ponte di Rialto,
Il cancello principale che fu incurvato da un pesante camion,
La sedia in fondo a un capannone che era un’esca per il sole.
Dar nome a queste cose è l’atto d’amore e la prova che esiste;
Perché dobbiamo registrare il mistero d’amore senza sproloqui,
Carpire al tempo l’intensità di ciò che passa.

 

Andremo a rubare in cielo (Ancora, 2009) trad. it. S. Simonelli

Patrick Kavanagh


Aprile

Adesso è l’ora di ammucchiare le ceneri
dei fuochi fatui accesi dall’inverno.
Questo vecchio tempio deve cadere,
non oseremo lasciarlo in piedi
buio, disadorno, deserto.
Al suolo! Radetelo al suolo!
Qui stiamo costruendo una città nuova e luminosa.

E’ morta quella vecchia zitella malaticcia
che ci sfamò di carne cruda,
e nei campi verdi la Vergine della Primavera è incinta
per opera dello Spirito Santo.

 

Andremo a rubare in cielo (Ancora, 2009), cura e traduzione di Saverio Simonelli