Paolo Pistoletti

 

[chi da per sempre
torna chi parte
sono]

Io che poi la strada
prende il mio posto.
Tu che poi io
via alberata
sostituisci me.
Che mi fui affidato
da nessuna pietà celeste.
Che chi ho qui ha di nuovo
male alle foglie, alle case
alle mura.
Che da fuori del temporale
ho già l’aria
di chi non c’è.
Dall’incessante giungo.
A lui ritorno.
Fine pena mai.
Si carica un altro mondo
da qualche altra parte
che non so. Così un altro io
che sarò stato
si sottrae dal mio nome.
Mi manchi all’appello mia dispersione
tra gli innumerevoli.
È l’ora
di non esserti più.

È l’ombra di andarsene.
Del mio tempo
verso dentro
una terra liquida
prima di nascere. Postumi dal cielo
amniotico
tra le acque rotte
mi ritrovo ogni volta
nato come dopo una sbronza
di dèi. Ancora un io vuoto
a perdere
un corpo
da ogni mio corpo come un estratto
da ognuno di me.
Mi succedo
dal mio sé.
Dal non ricordo oramai
di quante vite.

Al di qua di noi (Arcipelago Itaca Edizioni, 2023)

Paolo Pistoletti

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Dorme

Mia figlia quando sto in burrasca
è una terra ferma che cresce
e si avvicina se solo non distolgo lo sguardo,
anche se il mio approdo con lei
è un po’ strano quando l’aria si scalda
e allora mentre la mia voce la sgrida
la mia parte più antica si appoggia
a lei in devota obbedienza.
E se nelle linee che solcano il volto
passa la rotta sarà per questo
che le nostre facce si muovono
come mappe aperte o chiuse
a seconda del vento che passa
e che a seguirle fino in fondo
ti ritrovi qui dove sei sempre stato
come la terra l’erba un prato.
Qui come stasera che lei mi dorme
accanto distesa. Però non lo so.
Però non capisco: strade regioni mari
continenti tempo, un piccolo mondo
che respira al mio fianco
mentre lassù sopra al lampadario
il bianco grande del soffitto.

 

Legni (Ladolfi, 2014)