Marina Cvetaeva


Alla mia povera fragilità
guardi, senza pronunciare parole.

Tu – sei di pietra, ma io canto,
tu – sei un monumento, ma io volo.

Lo so, il più soave maggio
all’occhio dell’Eternità – non è nulla.

Ma io sono un uccello – non biasimare
se una legge lieve mi è imposta.

*

На бренность бедную мою
Взираешь, слов не расточая.

Ты – каменный, а я пою,
Ты – памятник, а я летаю.

Я знаю, что нежнейший май
Пред оком Вечности – ничтожен.

Но птица я – и не пеняй,
Что легкий мне закон положен.

La via delle comete (Interno Poesia Editore, 2023), cura e traduzione di Paolo Galvagni

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Aleksandr Blok


Tutto morirà sulla terra – e la madre, e la gioventù,
La moglie tradirà, e scomparirà l’amico,
Ma tu impara ad assaporare un’altra dolcezza,
Guardando al freddo circolo polare.

Prendi la tua barca, arriva al polo lontano
Su pareti di ghiaccio – e sommesso dimentica
Coma là si amava, si periva e si lottava…
E dimentica l’antica terra delle passioni.

E ai sussulti del freddo lento
Abitua l’anima stanca
Affinché qui non le occorra niente
Quando da là sgorgheranno i raggi.

 

7 settembre 1909

Rivista “Poesia” (n. 60, marzo 1993), traduzione di Paolo Galvagni

Anna Achmatova


Dedica

Davanti a questo dolore si curvano monti,
Non scorre un gran fiume,
Ma sono solide le serrature del carcere,
E dietro di esse i “covi dei forzati”,
E una malinconia di morte.
Per quanto alita un vento fresco,
Per qualcuno si addolcisce il tramonto,
Non sappiamo, siamo ovunque le stesse,
Sentiamo solo l’odioso scricchiolio delle chiavi
E i passi pesanti dei soldati.
Ci alzavamo come una messa mattutina,
Camminavamo per la capitale inselvatichita,
Là ci incontravamo, più esanimi dei morti,
Il sole più basso, e la Neva più nebbiosa ,
Ma la speranza canta sempre in lontananza.
La condanna…E subito scorrono le lacrime,
Da tutti ormai allontanata,
La vita è come strappata dolorosamente dal cuore,
Gettata brutalmente supina,
Ma va avanti… Barcolla… Sola…
Dove sono ora le amiche occasionali
Dei miei due anni infernali?
Cosa scorgono nelle nevi siberiane?
Cosa intravedono nel disco della luna?
Mando loro il mio addio.

Marzo 1940

Traduzione di Paolo Galvagni, “Rivista Poesia” n. 57, dicembre 1992