Giovanna Rosadini

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Respiro nel respiro, ascolto la notte.
Ombre lunghe tendono abbracci,
invitano a proseguire oltre la siepe
sul confine dello sguardo. Accade,
ancora, di ritrovarsi nudi, esposti.
Restare allora nella notte, accogliere
La sua lusinga è un balsamo per chi
Non lascia tempo alla paura, tenebra
È una parola che risolve e cura.

 

© Inedito di Giovanna Rosadini

Foto di Dino Ignani

Giovanna Rosadini

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C’è una guerra che insanguina la notte
un bagliore rallentato che si spande
e che non smette di gelar le vene –
quanto potremo ancora rimanere insieme
dispersi come siamo, scaraventati via
senza capire come e dove, abbandonati
dalla mano che ci custodiva, questa minaccia
incomprensibile che preme e che ci schianta,
questo macigno greve che ci annienta

questo vagare oscuro che non si risolve
e che cancella ciò che è stato,
ci oblitera il passato, ce lo toglie…

 

da Unità di risveglio (Einaudi, 2010)

Emily Dickinson

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Ci abituiamo al buio
quando la luce è spenta;
dopo che la vicina ha retto il lume
che è testimone del suo addio,

per un momento ci muoviamo incerti
perché la notte ci rimane nuova,
ma poi la vista si adatta alla tenebra
e affrontiamo la strada a testa alta.

Così avviene con tenebre più vaste –
quelle notti dell’anima
in cui nessuna luna ci fa segno,
nessuna stella interiore si mostra.

Anche il più coraggioso prima brancola
un po’, talvolta urta contro un albero,
ci batte proprio la fronte;
ma, imparando a vedere,

o si altera la tenebra
o in qualche modo si abitua la vista
alla notte profonda,
e la vita cammina quasi dritta.

 

Tutte le poesie (Mondadori, 1997), a cura di M. Bulgheroni