Paul Celan


Silenzio! Io pianto la spina nel tuo cuore
poiché la rosa, la rosa
sta con le ombre nello specchio, e sanguina!
Essa già sanguinava, allorché mischiammo il sì e il no
e lo bevemmo a sorsi,
perché un bicchiere, sbalzato dal tavolo, tintinnò:
s’annunciò con scampanio una notte, tenebrante più a lungo che noi.

Bevemmo con avide bocche:
sapeva di fiele,
eppur spumava come il vino –
Io tenni dietro al raggio dei tuoi occhi,
e la lingua ci balbettò dolcezza…
(È così che balbetta, ancora sempre.)

Silenzio! La spina ti penetra più a fondo nel cuore:
essa fa lega con la rosa.

Poesie (Mondadori, 1998), trad. it. G. Bevilacqua

*

Stille! Ich treibe den Dorn in dein Herz,
denn die Rose, die Rose
steht mit den Schatten im Spiegel, sie blutet!
Sie blutete schon, als wir mischten das Ja und das Nein,
als wirs schlürften.
weil ein Glas, das vom Tisch sprang, erklirrte:
cs läutete ein eine Nacht, die finsterte länger als wir.

Wir tranken mit gierigen Mündern:
es schmeckte wie Galle,
doch schäumt’ cs wie Wein –
Ich folgte dem Strahl deiner Augen,
und die Zunge lallte uns Süße…
(So lallt sic, so lallt sic noch immer.)

Stille! Der Dorn dringt dir tiefer ins Herz:
er steht im Bund mit der Rose.

Michael Krüger


Cosa c’è ancora da fare

per il settantesimo di Peter Handke

Raccogliere le noci
prima che se le prenda lo scoiattolo;
mettere l’ombra in sicurezza,
parlare con la matita
quando questa rifiuta le parole;
non voler trovare il nemico
che cova nel non-pensato;
leggere nelle nuvole
nell’interminabile epos
su forma e trasfigurazione;
togliersi il sasso dalla fronte;
fare allo stupore la grazia di una proroga.

E non dimenticare: di andare nel posto
dove si è cacciato il libro,
il libro con le pagine vuote,
il libro vuoto, il libro.

Spostare l’ora (Mondadori, 2015), trad. it. A. M. Carpi

Adam Zagajewski


La poesia è ricerca del fulgore.
La poesia è una strada regale,
che ci conduce nel punto più remoto, più in avanti, più ulteriore.
Cerchiamo il fulgore all’imbrunire, al culmine
imperante del giorno o nei cercanti comignoli dell’alba,
persino sull’autobus, a novembre,
quando poco più in là sonnecchia un vecchio prete.

Un cameriere in un ristorante cinese
scoppia a piangere e nessuno capisce il perché.
Chissà, forse anche questa è ricerca,
così come l’istante in riva al mare,
quell’istante in cui, all’orizzonte,
si manifestò un vascello desideroso di catturare,
e si sospese, fermò il proprio tempo per molto tempo.
Ma anche i momenti di profonda gioia

e gli innumerevoli momenti inquieti. Permettimi
di vedere, per poter poi aver visto, chiedo. Permettimi
di vivere fino al compimento il significato
o l’intenzione della mia durata, dico.
A sera cade una pioggia fredda.
Nelle strade e nei viali della mia città
col crepitio di un silenzio attivo e vivissimo
sotto le ceneri sta concentrata su un’opera l’oscurità.
La poesia è ricerca del fulgore.

Guarire dal silenzio: Nuovi versi e poesie scelte (Mondadori, 2020) trad. it. Marco Bruno

Vittorio Sereni

Ph. Archivio Sereni

Settembre

Già l’olea fragrante nei giardini
d’amarezza ci punge: il lago un poco
si ritira da noi, scopre una spiaggia
d’aride cose,
di remi infranti, di reti strappate.
E il vento che illumina le vigne
già volge ai giorni fermi queste plaghe
da una dubbiosa brulicante estate.

Nella morte già certa
cammineremo con più coraggio,
andremo a lento guado coi cani
nell’onda che rotola minuta.

Tutte le poesie (Mondadori, 2023)

Eugenio Montale


Ora sia il tuo passo
più cauto: a un tiro di sasso
di qui ti si prepara
una più rara scena.
La porta corrosa d’un tempietto
è rinchiusa per sempre.
Una grande luce è diffusa
sull’erbosa soglia.
E qui dove peste umane
non suoneranno, o fittizia doglia,
vigila steso al suolo un magro cane.
Mai più si muoverà
in quest’ora che s’indovina afosa.
Sopra il tetto s’affaccia
una nuvola grandiosa.

Ossi di seppia (Mondadori, 2016)

Marie Takvam

marie-takvam
Devi essere arrivato in città!
Lo vedo chiaramente.
Tutte le case mi stanno sorridendo.
Hanno capito che ti amo.

Devi essere arrivato in città!
lo vedo dagli alberi del parco.
Hanno foglie vibranti,
ricevono baci dal sole e dal vento.

Devi essere arrivato in città!
Perciò
questa gioia incredibile
dalla luce e dall’alba
dalle barche a vela e dalla brezza.

Tutto è diverso oggi.
Quel che ieri era una lunga serie di case grigie
oggi è dipinta di oro e porpora
dal tramonto del sole.

Quella che ieri era gente qualunque
che andava all’autobus o all’auto
oggi sono persone
con una vita dentro.

Ciò che ieri era traffico e frastuono
oggi è il battito del cuore della città,
quello grande che fa muovere tutto!

In breve: Tu devi essere arrivato in città!

 

Parole dritte al cuore (Mondadori, 2014 ) a cura di M. Rossato

Vivian Lamarque

Ph. Dino Ignani

Oh meteorologia

Il fascino discreto degli amori non corrisposti
come un colpo di fulmine in assenza di metà fulmine
non potrà mai smettere d’amare chi non ama.
Oh meteorologia! Cielo sempre uguale
mai a confronto il prima e il dopo
sull’unilaterale amore splende sempre uguale
al neon il sole, non accadrà tramonto di un astro
mai sorto, mai lasciata mai essendo stata
avvistata.

L’amore da vecchia (Mondadori, 2023)

Mark Strand


Errore

Scendevamo a valle lungo la corrente sotto un pulviscolo di stelle,
dormendo fino al sorgere del sole. Quando giungemmo alla capitale,
ridotta in macerie, facemmo un enorme falò con le sedie
e i tavoli che riuscimmo a rimediare. Il calore era tanto intenso che gli uccelli
in volo prendevano fuoco e precipitavano al suolo in fiamme.
Li mangiammo, poi a piedi ci addentrammo in regioni
dove il mare è di ghiaccio e il terreno è cosparso
di macigni come lune. Se solo ci fossimo fermati,
voltati, e fossimo tornati al giardino da cui eravamo partiti,
con la sua urna spaccata, il mucchio di foglie che imputridiscono, e ci fossimo seduti
a contemplare la casa e avessimo visto solo il trascorrere
del sole sulle finestre, quello sarebbe
bastato, nonostante l’ululare del vento che sospingeva le nubi verso il mare
come pagine di un libro su cui niente era scritto.

 

Error

We drifted downstream under a scattering of stars
and slept until the sun rose. When we got to the capital,
which lay in ruins, we built a large fire out of what chairs
and tables we could find. The heat was so fierce that birds
overhead caught fire and fell flaming to earth.
These we ate, then continued on foot into regions
where the sea is frozen and the ground is strewn
with moonlike boulders. If only we had stopped,
turned, and gone back to the garden we started from,
with its broken urn, its pile of rotting leaves, and sat
gazing up at the house and seen only the passing
of sunlight over its windows, that would have been
enough, even if the wind cried and clouds scudded seaward
like the pages of a book on which nothing was written.

L’uomo che cammina un passo avanti al buio. Poesie 1964-2006 (Mondadori, 2011), trad. it. D. Abeni, M. Egan