Thilo Krause

Ph. Sébastien Agnetti

Tornare a splendere

I papaveri sono approdati in terrazza
sbucati dalle fessure, fioriti
finché li ha sfogliati la pioggia.
Portavamo dentro casa i petali
appiccicati ai nostri piedi nudi
li ritrovavamo a letto, tra armadi e scaffali
come fossero le cose a crescere e sfiorire.
Le capsule scoppiavano una a una.
Neri semini cocciuti.
Li abbiamo soffiati nelle fessure
e lì dentro li abbiamo lasciati:
piccoli soli scuri con la forza
di tornare a splendere dall’oblio.

Che si dice mentre tuona (Marcos y marcos, 2022)

Cristina Alziati

Autoritratto

Lungo tutto l’inverno
ho spezzato i rami all’alloro
ho reciso i nudi steli della rosa
divelto fra le crepe dell’argilla
ogni verzura. Ma durano radici
sotto terra, e mostruosi a febbraio
spaccano il suolo germogli.
Io ora ho sonno per sempre.
Dunque alzati, Lazzaro, per un’ultima volta.
Per un’ultima volta sparisci.

Quarantanove poesie e altri disturbi (Marcos Y Marcos, 2023)

Francesca Matteoni


Vinco il tempo nel mio spazio.
Lo creo solido e verticale.
Un telo di lamiera di traverso
al cielo.
Polvere dove era il sangue
polvere a compattare il male.
Chiudo una ciocca nel pugno –
nessun liquido, nessun sudore.
Io dico parole.
Purezza, perfezione.
Io ti dico chiudi l’orecchio
a ogni altro suono
chiudi il tuo corpo
nella mia mano.
Chiudi le cosce, le braccia
lascia salire alle tempie le spire
del mio volere.

Crescere è sempre tradire.

Ciò che il mondo separa (Marcos y Marcos, 2021)

H.C. Artmann

O morte, maestra oscura
elisir di amaro fiele
dio, fiocinatore immigrato
luna dai mille occhi ciechi
nano di rose in agguato
torre di ragni, aracne
punto di una vita detronizzata
morte, maestra nera
ascoltaci ascoltaci
risparmiaci
le tue dure bare
i tuoi denti, che frangono il cervello come vetro
o morte, maestra oscura
non infrangerci come vetro…
o morte maestra oscura
mandibola spalancata
terra greve di sconforto
becco informe di ratto
carne verminosa
pasto immondo di semi, conchiglia vuota
sole di cenere bagnata
o morte, maestra nera
ascoltaci ascoltaci
risparmiaci
le tue bare piagate
i tuoi denti che come vetro frangono il cervello
o morte, maestra oscura
non infrangerci come vetro…

Luci Lune Luoghi – Antologia della poesia austriaca contemporanea (Marcos Y Marcos, 1999)

Yari Bernasconi


Verso Luino le strade non crollano,
non lasciano voragini aperte sopra il buio.
Solo gli smottamenti danno scosse leggere
alle curve e ai profili delle pietre. Le storie
di contrabbando sbiadiscono lontane:
auto svizzere e italiane attendono al semaforo
che è sempre rosso all’entrata del tunnel.
Poco dopo, vicino al tornante pericoloso,
fiori di plastica si sciolgono al sole.

La casa vuota (Marcos y Marcos, 2021)

Ph. © Yvonne Böhler

Dario Bertini


Se davvero si vuole parlare della gente
non c’è niente di meglio degli obitori,
che tanto si finisce lì lo stesso
perché non serve a nulla correre dietro alla felicità
come se fosse una lucertola stesa al sole.
Tanto varrebbe piantarsi una bussola dentro il petto
e lasciarsi trasportare nella vita
neanche fosse una stanza vuota con un tappeto grigio
bruttissimo a cui tutti cercano di dare fuoco
finché arrivi un bambino, una notte, che dica
non riesco a dormire e fissando uno specchio si chieda
cosa farai da grande? – la risposta è negli occhi
che brillano come bicchieri rotti

voglio fare il concime, fare ridere i fiori

Poesia contemporanea. Quindicesimo quaderno italiano (Marcos y Marcos, 2021), a cura di F. Buffoni

Adelelmo Ruggieri


La posizione del morto

Tanto delicata che dimentichi
Di stare con il volto vòlto al cielo
Da sotto una spinta ti tiene a galla
Le membra lambite da piccole onde
Quel guardare di piatto l’orizzonte…
La posizione del morto è felice
Dietro la collina il sole che scende
È un giorno verso sera che si spegne

La città lontana. Poesie 1993-2009 (Marcos y Marcos, 2021)

Umberto Fiori


Dosso

Le porte sbattono,
giù per le scale, le chiavi
girano nelle serrature.
Fuori fa chiaro.
Parlano, per la strada.

Alberi, voci, case:
ogni momento è il tuffo
quando sei nato.
Ogni odore, ogni ombra,
ti sembra grande.

A volte di colpo
passando per una piazza
senti la testa sgombra. La verità
la vedi come si spreca,
come si spande.

Mentre se ne va
è bello restare soli.
Si leva di sotto e tu voli.
A soffi, a onde,
il vuoto ti viene addosso.

Sentila che ti scappa tra le gambe
e ti saluta, la verità.
E’ come da bambini,
aggrappati al sedile, quando in macchina
si è scavalcato un dosso.

Chiarimenti (Marcos y Marcos, 1995)

Hans Raimund

Hans Raimund

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Attesa

Aspettare chi non verrà più
occhio inchiavardato nella porta
orecchio proteso lontano
incontro a chi non verrà più

Aspettare ricusare
intorno all’attesa descrivere un arco
nella direzione opposta
incontro a chi non verrà più

Aspettare non essere più in grado
di tastare l’assenza di chi non verrà più
Suoni non più interrogare non luce non stare
seduto così arco teso senza freccia
non passi non voci presagite ombre non più

Aspetta la parola dimenticare
dimenticare chi non verrà più
il ricordo dimenticare di chi non verrà più

Fare luogo all’inatteso

 

Luci lune luoghi. Antologia della poesia austriaca contemporanea (Marcos y Marcos, 1999), trad. it. L. Reitani

Intervista a Franco Buffoni


Silvia è un anagramma è uscito da poco più di un mese da Marcos y Marcos e ha suscitato forti reazioni sia di approvazione sia di rifiuto. Abbiamo deciso di rivolgere all’autore, Franco Buffoni, alcune domande molto dirette.

Con Silvia è un anagramma sembrerebbe che tu ti sia molto esposto…

L’ho fatto anche in libri precedenti, ma evidentemente includere il fattore “O” (l’omosessualità) nel novero delle possibilità di lettura della vita e dell’opera di Giacomo Leopardi risulta ancora indigeribile per il “neutro accademico eterosessuale” italiano.

Sulle prime non hai voluto nemmeno rispondere alle “accuse”…

Quando chi critica dimostra palesemente di non possedere una bibliografia aggiornata sui temi inerenti all’orientamento sessuale e agli studi di genere, ti passa proprio la voglia di replicare. Su certe questioni in Italia – persino tra persone “colte” – sembra di vivere in un universo parallelo rispetto al resto del mondo occidentale.

Ma da che cosa deriva questa condizione di molta cultura italiana?

Deriva dal fatto che una numerosa schiera di accademici e letterati non ha mai preso sul serio la dichiarazione di trent’anni fa (17 maggio 1990) dell’Organizzazione Mondiale della Sanità: l’omosessualità è una variante naturale dell’umana sessualità. Quindi: nessuna malattia e di conseguenza nessuna cura o terapia riparativa. E nessuno stigma.

Da cui consegue…

Consegue che – non esistendo più un modello unico di orientamento sessuale da darsi a priori – si può finalmente accedere con nuovo sguardo anche alla storia della poesia e della letteratura italiana.

A tale modello unico, però, buona parte dell’accademia italiana è ancora profondamente legata.

Per questo in Silvia è un anagramma parlo di una persistente patina di “neutro accademico eterosessuale”.

Come giudichi quel tuo collega accademico che – a pochi giorni dall’uscita del libro e pur dichiarando di non averlo letto – l’ha stroncato con veemenza…

E’ riuscito a porre Silvia è un anagramma al centro dell’attenzione come nessun ufficio stampa sarebbe mai riuscito a fare. Tanto che subito Gilda Policastro ne ha parlato su Repubblica. In altri tempi avrei risposto che è stato un utile idiota; adesso mi limito a riportare quanto gli ha replicato il filologo classico Daniele Ventre, traduttore in esametri dell’Iliade e dell’Odissea per Mesogea: “Una cosa è il voler essere prudenti nei confronti di una tesi storiografica (posizione legittima), altra cosa è lo scatto isterico di certa accademia in vena di rimozione di idee scomode. Comunque la si voglia mettere, questa accademia fa un pessimo servizio al dibattito filologico: nasconde la propria omofobia dietro il ditino “no-no” della pseudo-acribia, troncando sul netto la possibilità di qualunque dibattito civile. In tal modo non falsifica (nel senso epistemologico) la tesi storiografica: semplicemente mina la propria stessa credibilità. E al di là dell’idea che si abbia delle “carte” (in senso storico-filologico), e dell’impressione che si abbia dei fatti (in senso vichiano), Silvia è un anagramma ha perlomeno il merito di portare la luce in una sentina di polvere facendo scappare i topi e le loro potenziali falsificazioni critiche, effetto che pochi libri di filologia modernistica e antichistica possono vantare di produrre. E scusate se è poco, come si suol dire in simili circostanze.”

Leopardi “primo dei moderni” diceva Luperini, e ora grazie a te la definizione ha un nuovo, veridico sapore.

Il libro si propone come una sorta di giustizia riparativa nei confronti di persone che hanno subito un torto. E’ inteso nel senso di una normalizzazione delle reazioni emotive di fronte alla non univocità del desiderio amoroso. Perché censura e omissioni sono sempre atti patetici e violenti.

Conoscere l’identità sessuale di un autore ci aiuta a leggere meglio il contesto psicologico e culturale nel quale si è prodotta l’opera?

L’eterosessualità di Foscolo è ben sottolineata nei nostri manuali e insegnata nelle scuole. Sugli autori e le autrici omosessuali invece prevalgono la reticenza e la vergogna. Occorre una “messa a sistema”, come osserva il critico Dario Accolla. Il quale fa anche notare che i cultori dell’irrilevanza della sessualità di Leopardi sono poi le stesse persone che affermano che l’omosessualità non ne inficerebbe comunque il genio poetico. Evidentemente non è un dettaglio da poco. Serve, ad esempio, da parametro per identificare l’omofobia di costoro. Nel senso etimologico del termine: paura di. E si offendono quando si fa loro notare che sono intrisi di omofobia culturale.

Come l’utile idiota?

Diciamo di sì.

Paura, dunque?

Sì, scoprire che il sentimento amoroso è lo stesso – quale che sia la nostra identità di genere – disturba, spaventa persino chi compila le antologie. Come quella sulle poesie d’amore da Guittone a Raboni, che non include un solo verso di Sandro Penna.

Molti continuano a ripetere che nell’Ottocento le espressioni affettuose tra amici erano comuni nei carteggi…

Che scoperta! Ma nelle lettere di Leopardi a Ranieri c’è ben altro. Basta leggerle davvero.

E’ come se tu avessi sollevato un velo. Molti – soprattutto giovani – te l’hanno voluto dimostrare: per esempio con gli oltre cinquemila like ricevuti dall’anticipazione su Le Parole Le Cose

Sì, l’ho visto e mi ha fatto piacere. Vorrei però aggiungere due riflessioni. Silvia è un anagramma si compone di 336 pagine, e prende le mosse da Leopardi, ma poi dedica ampio spazio anche a Pascoli, a Montale e a numerosi altri personaggi otto-novecenteschi. Dando rilievo ai codici (Zanardelli e Rocco) e alle legislazioni dell’Italia pre-unitaria e post-fascista. Serviva un titolo evocativo e facilmente memorizzabile…

Quindi il vero obiettivo…

Invece di Lopardi, Pascoli e Montale avrei potuto scegliere tre ufficiali di marina, o tre capitani d’industria, o tre operai. L’obiettivo “per giustizia biografica” si è fissato su tre poeti solo perché, da poeta, è l’ambito che conosco meglio. Comunque per leggere recensioni e giudizi:
https://www.francobuffoni.it/saggistica/silvia_e_un_anagramma.html

Foto di Dino Ignani