Luca Vaglio


Minuti terminali di un pomeriggio d’estate,
frontiera di occidente, cielo di nuvole scure,
di pioggia ancora lontana e potenziale,
di minerali, trentasei gradi senza respiro
nell’aria, Milano esplosa e abbandonata,

volevo andare verso il lago, ma appena
in piedi ho capito di essere troppo
stanco per guidare, sono sei ore
che il mio profilo Facebook è bloccato
e qualcuno ha comprato pubblicità
con la mia carta di credito, giorni fa
una persona, un personaggio, un vampiro
mi ha detto parole senza desiderio, pure
e feroci come quelle di chi mangia
gli altri per continuare a morire,

prigioniero di questa stasi, ora posso
soltanto sprofondare nella mia ombra
odierna, domani o tra non molto tempo
pioverà, quello che oggi non ha dimora
sarà vero, e forse potrò andare al lago.

Cosmologie (Marco Saya, 2022)

Sonia Caporossi

attrazione daltonica del vuoto
pericardite in sussulto incastrata
fra il flusso e il riflusso
esangue nell’incavo claudicante
del gradino sotteso, sottomesso, messo sotto
nell’inciampo di un “ahi!” incancrenito e messo a fuoco
rimestare la mestizia negli alleli dell’alluce
alleviare il dolo del poeticum col ghiaccio
«nell’addiaccio a freddo sulla soglia in cui ora giaccio»
scarpinando col tacco e la punta
abbracciando la croce a setaccio
di una nuga, estetica presunta
quando al secolare assioma del dolore
fa eco solamente la retorica del sasso
nella scarpa e il vecchio detto :: «il piede batte
dove la langue duole».

 

Inedito

Foto di Dino Ignani

Alida Airaghi


Non mi trovava
mio cugino Carlo
quel pomeriggio che giocavamo
a nascondino, ed ero l’ultima
da recuperare. Gli altri
correvano per aiutarlo:
a spiare negli anfratti
del prato, nel parcheggio
vicino, tra gli alberi e la siepe.
Ma dimentica di loro
e di tutto
giacevo nel fosso
a guardare il cielo
che mi perdonava.
I bambini come matti urlavano
insulti a perdifiato,
e io tacevo.

 

L’attesa (Marco Saya, 2018)

Luca Vaglio


i neon bianchi della esso
di via galvani accendono le lamiere
delle macchine ferme per la benzina
mutano la vibrazione dei colori
la fanno scartare verso il freddo
lungo lo spettro visibile
quasi a mostrare nella notte
l’ipotesi piccola di un’epifania:
prima e dopo solo lampioni
di fioca luce arancione, eco debole
di motori, cemento e asfalto
e ancora fari bassi a segnare la strada

 

Il mondo nel cerchio di cinque metri (Marco Saya, 2018)

Sonia Lambertini

lambertini

Per sottrazione, mi ripeto.
Due passi in avanti
conto fino a tre
mi guardo alle spalle
e vedo che non sono
mai arrivata più in là del sei.
Il chiodo fisso di controllare le cose
con la matematica, un movimento:
meno anni, meno possibilità
meno tempo e luce
e poche parole
corte, le preferisco.
Il segno meno è una linea orizzontale
una lama sul collo,
un peso insopportabile.

 

Danzeranno gli insetti (Marco Saya, 2016)