Marco Pelliccioli

pelliccioli

Nico

Nico sistema la frutta, le casse,
da poco hanno steso lenzuola
qualcuno brandelli strizzati nel gelo.
Per strada hanno aperto i cancelli
il vigile urbano evapora grappa
due nomadi slavi all’uscita del bar.
Corrono tutti a quest’ora
Nico pulisce, saluta, rincuora chi passa,
il cappello, i guanti, le lenti appannate,
il coltivatore che scarica a terra il fresco raccolto:
le bucce, le arance, i ciuffi arruffati,
le casse, i finocchi, l’uva, la terra:
“Questa è speciale, la vuoi assaggiare?”
e l’acino è in mano, sfregato su un panno,
un soffio, poi in bocca.
A volte mi chiedo cosa lo renda così reale,
forse suo padre appeso in cornice
o i settant’anni di questo negozio
forse il quartiere, ma se varchi la soglia
e senti l’orda dei forti sapori
la terra, la frutta, le casse,
comprendi che lui è quella terra
le mani, la faccia, le rughe
solchi e sentieri…

 

L’orfano (LietoColle, 2016)

Marco Pelliccioli

marco pelliccioli interno poesia

 

Era solo ieri

Mentre rovisto tra le casse
pacchi di farina saracena,
sento qualcuno bisticciare
per le pentole a pressione.

Non c’è più il mercato in via Paderno,
li hanno cacciati via:
il Mauro, i salami appesi ai ganci
i graffi sulla faccia per aver ucciso il porco, il Berto
quattro denti marci, le mani senza un dito
sporche de förmài, il Batista
le collane d’aglio, le trote prese al Brembo
ammucchiate sul bancale, la Luisa
gladioli, ortensie che scordano la fame.

Sono scomparsi, crollati negli scavi
di un castello in costruzione.

Eppure, era solo ieri
la polenta nel paiolo a centrotavola nell’aia,
il mangiafuoco, il cherosene, a incendiare la collina
poi a letto sulla paglia, la lampada senza olio,
le stelle decrepite sul tetto.

Non è rimasto più nessuno
se non tu, che interroghi ogni ombra incontri nei cortili
e chiedi: “qual è la tua Storia?”

 

C’è Nunzia in cortile (LietoColle, 2014)