Louis Aragon


Gli annegati

Di una città il mio cuore ha preso forma
Vi soffia un grande vento giunto non si sa donde
Scendevate o annegati perduti dietro l’orma
D’un sogno in mezzo alle isole che accarezzano le onde
Impazienti delle erbe della riva ai porti
Lontani d’Aliscans là dove riposando
Con gli eroi hanno messo casa i morti
Vi si giunge una sera vi si giunge ma quando
Voi derivate colle vostre storie diverse
Gli occhi al cielo stellato che non vedono lume
Passate sotto il ponte con le teste riverse
Ignari dei palazzi bianchi che sfiora il fiume
Poiché Arles vi aspetta andate l’ora è tarda
Altrove piangerete tra le pietre senza nome
Qui la notte non è che un canto di chitarra
E il mio nome vi sembra un’immensa Avignone.

Rivista “Poesia” (111, novembre 1997), traduzione di Nicola Gardini

Louis Aragon

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Les mains d’Elsa

Donne-moi tes mains pour l’inquiétude
Donne-moi tes mains dont j’ai tant rêvé
Dont j’ai tant rêvé dans ma solitude
Donne-moi te mains que je sois sauvé

Lorsque je les prends à mon pauvre piège
De paume et de peur de hâte et d’émoi
Lorsque je les prends comme une eau de neige
Qui fond de partout dans mes main à moi

Sauras-tu jamais ce qui me traverse
Ce qui me bouleverse et qui m’envahit
Sauras-tu jamais ce qui me transperce
Ce que j’ai trahi quand j’ai tresailli

Ce que dit ainsi le profond langage
Ce parler muet de sens animaux
Sans bouche et sans yeux miroir sans image
Ce frémir d’aimer qui n’a pas de mots

Sauras-tu jamais ce que les doigts pensent
D’une proie entre eux un instant tenue
Sauras-tu jamais ce que leur silence
Un éclair aura connu d’inconnu

Donne-moi tes mains que mon coeur s’y forme
S’y taise le monde au moins un moment
Donne-moi tes mains que mon âme y dorme
Que mon âme y dorme éternellement.

 

*

 

Le mani di Elsa

Dammi le tue mani per l’inquietudine
Dammi le tue mani di cui tanto ho sognato
Di cui tanto ho sognato nella mia solitudine
Dammi le tue mani perch’io venga salvato

Quando le prendo nella mia povera stretta
Di palmo e di paura di turbamento e fretta
Quando le prendo come neve disfatta
Che mi sfugge dappertutto attraverso le dita

Potrai mai sapere ciò che mi trapassa
Ciò che mi sconvolge e che m’invade
Potrai mai sapere ciò che mi trafigge
E che ho tradito col mio trasalire

Ciò che in tal modo dice il linguaggio profondo
Questo muto parlare dei sensi animali
Senza bocca e senz’occhi specchio senza immagine
Questo fremito d’amore che non dice parole

Potrai mai sapere ciò che le dita pensano
D’una preda tra esse per un istante tenuta
Potrai mai sapere ciò che il loro silenzio
Un lampo avrà d’insaputo saputo

Dammi le tue mani ché il mio cuore vi si conformi
Taccia il mondo per un attimo almeno
Dammi le tue mani ché la mia anima vi s’addormenti
Ché la mia anima vi s’addormenti per l’eternità.

 

Poesie d’amore (Crocetti, 1984), trad. it. F. Bruno