Boris Ryzhy


Serge sognava di emigrare
ma picchiò sul muso un piedipiatti
e la cosa finì in tribunale.
Bob è morto, Vadim bruciato,
adesso sono del tutto solo,
come l’ultima merda in natura.

Vivo a malapena, a malapena respiro,
non conservo quello che scrivo,
accendo Bach tutto il giorno,
alle finestre volano le foglie
appena appena
e di fronte alla morte non c’è paura.

Dove sei tempo passato
quando ero ubriaco senza vino
e dalla buia casa dello studente
facendo un inchino alla guardia
mi allontanavo, come Apollo, inseguito
dalle muse della facoltà di chimica.

Fermavo un taxi. Portami
dove ti pare, corri, vai.
Abbracciando con una mano Ira,
per esempio, e con l’altra,
poniamo, Olja, me ne volavo
sopra tutte le schiocchezze del mondo.

da La nuovissima poesia russa (Einaudi, 2005), trad. it. V. Ferraro, M. Martini

Boris Ryzhy

Boris Ryzhy
Dettami versi d’amore
Sii d’animo un po’ disonesto.
Il mio cuore cattivo e freddo
Fa’ esplodere con un sorprendente verso.
Raccontami semplici parole
Fa’ che mi parta, girando la testa.
Nel parco umido le teste bianche,
Sorridendo, scuotono i ragazzi della mala.
Si meravigliano: quanti anni hai?
Tu fratellino, per natura, sei un poeta.
Tutto questo è accaduto a te
Per il tuo racconto non c’è prezzo.
Sorrido, facendo fuori un bicchiere
Alla fortuna, e lo nascondo in tasca,
Stringo le mani ruvide,
Nuoto via nella nebbia, ondeggiando.
Metto tutti i puntini sulle i,
A me – per le bugie, ardere nel fuoco,
Ma è già pronto il posto nel Paradiso
Per voi – per fede alla mia vocazione.

 

La nuovissima poesia russa (Einaudi, 2005), trad. di V. Ferraro e M. Martini