Dio non ha pietà di mietitori e ortolani,
cadono sghembe piogge tintinnando,
screziano i larghi manti alle acque
che già specchiavano il cielo.
Prati e campi in un regno subacqueo,
cantano, cantano liberi rivi,
sui rami enfiati scoppiano le prugne
e le erbe, piegate, imputridiscono.
E attraverso la fitta grata d’acqua
scorgo il tuo caro viso,
il parco tacito, il chiosco cinese
e la tonda veranda innanzi casa.
La corsa del tempo (Einaudi, 1992) a cura di M. Colucci