Jolanda Insana

foto LaPresse

Come riconoscerli?

stanno troppo vicini a chi respira profondo in pieno giorno
e simulando pienezza non si fanno riconoscere
ma quando l’aria viene meno
le froge non fremono e s’accasciano svuotati
animali a sangue freddo per troppo sole essiccati
come riconoscerli?
esangui e senza sale sbavano ai colpi
della bassa macelleria e non sono svezzati
e succhiano rovistano aprono porte fanno rumore
sono affamati
hanno la mano rapace
un braccio più lungo e uno più corto
per spillare meglio quello che più gli piace
senza mai sollevarsi di terra
lesti calano a spegnere lo zolfanello che barbaglia
e a quel soffio s’ammorba la vita
si riconoscono alla zaffata
animali di merda per non cedere nulla
fanno di sé la massima cloaca
vento e gelo a queste anime minchie
che a occhi chiusi slappano
sulle ricchissime natiche del campo ingermogliato
scracchiando lordura
rompono i recinti e fuoriesce l’impeto di bestie
calde e maleodoranti che il gelo non raffrena
e scozzando contro l’aria zoccolano verso dove non sanno
ma nell’inseguimento la bestia sono io e non m’affreno

 

Poeti contro la mafia (La luna, 1994) a cura di Filippo Bettini

Jolanda Insana

jolanda-insana-interno-poesia
scanto
scanto grande
e mascelle serrate
narici aperte per assecondare il respiro
strette le chiappe per darsi un contegno
molli le gambe nel sobbollimento
di terra e mare
e gli occhi aggrottati
nel boato
finita
è finita la vita
ma riprende a fiatare
disserra la bocca
si tocca la testa
con due dita si carezza le guance e trema
non sa cosa c’è dietro la porta
di lì è passata la morte

 

Frammenti di un oratorio (Viennepierre, 2009)

© Foto di Uliano Lucas