Giuseppe Nibali


Vi seguirà il male dietro l’edera, e di sopra,
sul balcone in lamiera che avete per rifugio.
Non è il tempo delle corse alla ringhiera
mentre lo sfondo si disossa, e passa dall’arco delle vie
per la montagna. È morto anche il vecchio prete
di Ragalna, per la fine del suo giorno una domenica.

Chissà che luce vi assale lì dai tetti, dove il sole si
inurba coi pastori fra i negozi e che fatica morire
anche voi nella chiesa col barrito alto della fiera.
Qui nel lontano la nebbia muove la pianura
sopra i ponti, dalla miseria di colline, altre volte
fuori alla finestra si alza lo scheletro di un albero.

 

© Inedito di Giuseppe Nibali

Giuseppe Nibali

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Scrivi pennellate nuove
diverse
stese sul foglio le ossa
riverse, le spighe e
le macine in frantumi
schiacciano al cielo una
notte di ventri – fitomorfi
come d’agave come di zagara – zoomorfi
come di cagna.

L’isola ha i seni vizzi
l’uva pesta
il mosto è uno sperma
mostruoso, un mirtillo
protruso che ha una faccia
di baffi

dipingete questa Sicilia
che non rimanga impunita
la prigionia splendente.

 

da Come dio su tre croci (Affinità Elettive, 2013)