non chiedermi, caro, la parola,
non dirla tu, non mi squadrare
come pollicino, fammi andare
per questo bosco scuro,
per il sentiero di quello che io sento.
tu non mentire, io non mento:
le parole sono molliche,
e ombre grandi di aquiloni,
sono il sole che abbaglia sui balconi,
e draghi che diventano formiche
le parole, la testa e il suo girare
tu buttale alle ortiche
come alfredino, fammi calare
nel fosso scuro: l’ombelico,
tu fammelo adorare,
così i baci, i nostri cedimenti,
il collo, le mani, gli occhi e i denti
sprofondami le unghie nella schiena:
la lingua è una catena
di suoni e di saliva
è bava stremata di lumaca,
tracciato seminale verso casa,
guscio, uovo, mondo, spirale,
ricordo dell’abbraccio originale.
Inedito di Francesca Genti