l’infinito dei morti
espande un’altra galassia.
Il rosso nel buio continua
a sfociare nel mare
dove siamo senza corpo accucciati.
Tutti gli occhi che ho aperto (Marcos y Marcos, 2020)
Foto di Dino Ignani
l’infinito dei morti
espande un’altra galassia.
Il rosso nel buio continua
a sfociare nel mare
dove siamo senza corpo accucciati.
Tutti gli occhi che ho aperto (Marcos y Marcos, 2020)
Foto di Dino Ignani
Foto di Dino Ignani
Aspetto che scenda la luce, resto qui, fino a che iniziano a camminare le pietre. Si schiudono come uova deposte da una madre che si è fatta di sabbia. Affiorano a un tratto le piccole zampe e la testa. Vengono a un mondo che ha già chiuso gli occhi. Mi avvicino: le stringo in una mano, le tengo sul petto. Poi le accompagno a riva, le riconsegno.
Poeti italiani nati negli anni ’80 e ’90. Vol. 2 (Interno Poesia Editore, 2020)
è un chiodo la mattina
trafitta la mente
affiora un’immagine
come da un frutto marcio
torna in piccoli segni
la vita senza forma brulicando.
Inedito
Foto di Dino Ignani
Toeletta #1
Lui pure nello specchio accanto a me:
mio padre, il mio
barbiere.
Ne spiccia un capillare,
e la coscienza s’apre.
Una rossa rosellina
sul mio labbro spiumato.
Io figgo gli occhi miei
negli occhi oscure fiaccole
di lui. Di faccia atterra
sopra la mia faccia,
incontrandomi al di là
del getto d’acqua. Mi guarda.
E sana con un bacio la mia bocca.
Con fatica dire fame (La Vita felice, 2014)
Siamo noi, polline e polvere. Poche ore per ere di lontananza. Come la chioma di un albero prima della bufera che disperde. Avere due occhi, riconoscerti. Di tutti i nomi che ti hanno chiamato, mi porto alla bocca tre sillabe di silenzio.
Inedito pubblicato nella rivista «Levania», l’errore, n. 8, dicembre 2018
Foto di Dino Ignani
darò semplici baci di sutura
verserò saliva a ogni giuntura
sarò sbucciata e dolce ai denti.
Ogni mattino ti coglierò un pugno
di fiori dal selciato.
Per te avrò aghi sempreverdi
e sboccerò ogni inverno per bruciarmi.
da Pasta madre (2013), ora in A un’ora di sonno da qui (Italic Pequod, 2018)
Foto di Claudio Mammuccari
Se accettassi questa ritmica in levare
mi affrancherei dalla dispensa piena
e brinderei con l’aria.
Se scartassi il macramè ai confetti
o la spugna della melagrana
potrei arrivare agli acini rubini.
Se accentassi il tempo debole
mi salverei.
La città bucata (Interno Poesia, 2018)
© Foto di Alessandro Guarasci
Indosso e calzo ogni mattina forzando, come avessi sempre un altro numero, un’altra taglia. Cresco ancora nel buio, come una pianta che beve dal nero della terra. Per vestirsi bisogna perdere i rami allungati nel sonno, le foglie più tenere aperte. Puoi sentirle cadere a un tratto come per un inverno improvviso. Nello stesso istante perdi anche la coda e le ali che avevi. Da qualche parte del corpo lo senti. Non sanguini, è una privazione a cui ti hanno abituato. Non resta che cercare il tuo abito. Scivolare come un raggio, fino al calare della luce.
Libretto di transito (Amos, 2018)
© Foto di Vito Panico
Le tue scarpe erano terra asciugata dal sole. Si sgretolavano sul selciato, si scioglievano nelle pozze. Eri scalza, e capivi le foglie. Il freddo ti risaliva nel petto.
A stento trascinavi i piedi. Fino a che ti accorgevi di poggiare sulle caviglie: cercavi equilibrio come l’ uccello di passo dalle zampe sottili. Continuavi ad andare. Non smettevi di perdere corpo. Gli occhi aperti, le labbra chiuse.
© Inedito di Franca Mancinelli
© Foto di Dino Ignani
The Black Peony
black peony of language
let me strip you
of every petal
every metaphor
but even then you say
“follow me”
and gleam
alluring and fathomless
at your center
like a secret cave
a bluish heart
more metaphors
even bowed down to the mud
after the storm
your petals scattered
over the drying mud
I walk and later write
while slowly you open once again
as you were
no longer are
as yourself
so alluring and fathomless
in your depths
and saying
“follow me”
© Inedito di John Taylor
*
La peonia nera
nera peonia della lingua
lascia che ti spogli
di ogni petalo
di ogni metafora
ma anche allora dici
«seguimi»
e luccichi
attraente e senza fondo
al tuo centro
come una grotta segreta
un cuore bluastro
più metafore
persino prostrate al fango
dopo la tempesta
i tuoi petali sparsi
sul fango che si asciuga
io cammino e poi scrivo
mentre lentamente ti apri ancora
com’eri
non sei più
come tu stessa
così attraente e senza fondo
nelle tue profondità
dicendo
«seguimi»
© Disegno ad inchiostro di Anne-Marie Donaint-Bonave
©Traduzione in italiano di Franca Mancinelli
La poesia La peonia nera è inedita nell’originale inglese e nella traduzione italiana. In traduzione francese è apparsa all’interno del progetto L3V, serie di piccolissimi libri realizzati a mano dall’autore insieme a un artista, in tre esemplari (http://l3v.blog.free.fr/).
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