Giorgio Barberi Squarotti

squarotti interno poesia
Settembre, luna

Quando piena è la luna di settembre
e più limpido è il cielo, senza afose
foschie e le lunghe pigrizie del sole
che indugia su ogni collina e paese
per oziosa curiosità, decise
di salire alla cima di Monforte
e ammirare l’eternità del mondo
per una volta almeno: oh la luce
ferma, sicura, nel silenzio, e ogni
casa e montagna e albero e fiume e tremito
di stelle e vento intatto ed immutabile,
e come in una fotografia sbiancati
i pochi corpi che giù in piazza indugiano
o abbracciati rimangono alla porta
delle stanze del tempo! A lungo guarda,
poi, stanco, scende, inciampa nelle pietre
irte e rozze, ahi! è subito l’ombra
fonda perché rapidamente l’astro
di luce è sceso al di là di cirri irti,
e sente il soffio dell’abisso, oltre
il piede incerto, cerca con la mano
un appoggio, e non c’è che sulla terra
molle una mela marcia, un filamento
bavoso, più vicino ancora un corpo
sdraiato, fresco e un gemito perduto.

 

Le ancelle della regina Mab (Fermenti, 2016)

© Foto di Gugliemina Otter

Sergej Zav’jalov

Sergej Zav'jalov

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il giovane comunista-invalido della grande guerra patriottica con il libro di Nikolaj Ostrovskij

D.D. Šostakovič, op. 81.
E.A. Dolmatovskij. Il canto delle foreste.

1.

Vedo la casa della mia infanzia
(il cortile-pozzo, i tetti che vanno lontano).
Vedo il tram americano
(rumoreggia, voltando dal ponte sul lungofiume).
Vedo il vapore dall’enorme ruota della locomotiva
(mi portano in campagna).
Vedo il fumo nero sulle ciminiere delle fabbriche al di là del fiume.

La mia vita ora si svolge sulle linee di combattimento.
Ci sono motivi per cui vivere,
ma le forze fisiche sono ridotte a una briciola.

Vedo le legnaie nel secondo cortile
(il luogo preferito dei giochi d’infanzia).
Vedo il camion-cisterna del cherosene
(l’autista suona la tromba, accorrono le massaie).
Vedo il banco di scuola col coperchio scricchiolante
(il pavimento è spalmato di mastice rosso).
Vedo i trombettieri dell’orchestra scolastica
(la rieducazione dei vandali).

Ma ce la farò, non sarò io, se non chiederò alla vita un altro anno
per terminare tutti i miei doveri verso il partito.

Vedo Kirov sul palco festoso,
Vedo le bandiere sulla piazza Urickij,
Vedo come la mamma mi aggiusta la giacchetta,
e papà fuma una sigaretta,
Vedo così bene tutto questo.

Senza la tessera del ferreo partito bolscevico la vita è fosca.

CON LA VITTORIA SI È CONCLUSA LA GUERRA,
HA SOSPIRATO GIOIA IL PAESE,
È GIUNTA LA PRIMAVERA VITTORIOSA.
UN SALUTO A SALVE È FIORITO SULLA PATRIA.

AL CREMLINO COME ALBA È LUCCICATO IL MATTINO,
IL GRANDE CONDOTTIERO IN SAGGE RIFLESSIONI
SI È ACCOSTATO A UN’ENORME CARTA.

LÌ DAL VOLGA FINO AL BUG,
E DA NORD FINO A SUD,
DOVE SONO PASSATE LE SCHIERE VITTORIOSE,
S’ERGONO BANDIERINE ROSSE.

 

Il digiuno natalizio (Fermenti, 2016), trad. it. P. Galvagni

William Cliff

William_Cliff

 

Malinconia
(su un disegno di Fréderic Pajak)

quando ero bambino solitario in campagna
e il cielo aperto mi cadeva sulla testa
e il mare intorno mormorava per venire
a rinchiudermi in una putrida marea

quando in calzoncini sporchi e ridicoli
mostravo le mie ginocchia storte ed ero
un insetto perso nell’umore infinito
degli adulti cattivi che bestemmiavano

allora mi fermavo un momento in spiaggia
e con la mano mi coprivo la faccia per
non vedere l’orrore di esser nato in terra
e aspettare sempre che rispunti il sole

 

Poesie scelte (Fermenti, 2015), a cura di F. Bajec