Claudio Damiani

Molte volte la vita è sofferenza,
altre volte ci sono stati dei mattini luminosi,
dei risvegli, c’era nebbia e si saliva
come su strade di montagna
dove il cielo era sempre più azzurro
e si sentiva come una chiamata, un appello,
come se tutti fossimo chiamati in un punto
verso quelle nuvole, al di là di loro
e c’era poi una donna, non saprei dire chi fosse,
se piangeva o sorrideva, una donna
che piegava il capo con dolcezza.

 

Endimione (Interno Poesia, 2019)

Claudio Damiani

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Sì, ho cercato

Sì, ho cercato
ma adesso vorrei vagare
solo vagare
senza cercare.
Si, qualcosa ho trovato
cioè non proprio trovato,
qualcosa m’è passato vicino,
girandomi ho visto la coda
ma non mi va di inseguirlo,
ecco, lasciamolo stare, lasciamolo correre
dove gli pare.
Adesso vorrei essere io
questa cosa che appare non vista,
vorrei essere io questa cosa che vaga
e che ti sfiora, ti passa accanto nel sonno
mentre dormi, mentre mangi, mentre leggi
ti passa accanto e ti accarezza
o ti dà un bacio veloce
tu non fai a tempo a accorgertene
che già non mi vedi più.

 

© Inedito da Endimione

© Foto di Roberto Vignoli

Claudio Damiani

damiani ignani

Camminavamo per questa strada
in mezzo ai fiori
e ogni tanto ci baciavamo,
tu eri molto contenta dei fiori
e delle siepi, e accarezzavi le api
e eri sorpresa delle lucertole,
l’aria era bianca e fina, e tu la respiravi
io la respiravo nella tua bocca
e la espiravo, e il sole in alto brillava
e diffondeva la sua luce su tutto.
Più bianchi erano i tuoi piedi
dei colombi che si posavano
sui rami alti dei pini.

 

 

© Inedito da Endimione

© Foto di Dino Ignani

Claudio Damiani

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Da Endimione

C’è stato un tempo, ricordi,
che vagavamo insieme
e ci baciavamo a ogni angolo
ogni portone era il nostro
tu a volte piangevi
di felicità
e ti asciugavi gli occhi
io allora ti stringevo a me
e ti baciavo,
alcune volte mangiavamo un gelato
o semplicemente passeggiavamo
poi veniva sera e tu eri più bruna
si faceva più scuro il tuo viso,
gradatamente, passo dopo passo,
il giorno era finito,
ma sentivo il tuo respiro, il tuo cuore che batteva,
appoggiavo l’orecchio al margine del tuo seno
sulla riva della tua bocca,
stavo sull’orlo in bilico
e ti sentivo,
come un filo lunghissimo cui tu tenevi un capo
e dall’altra parte, dopo infiniti chilometri,
la mia piccola mano.

 

© Inedito da Endimione

Claudio Damiani

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Entrando nella selva fui preso da un pensiero:
c’era una relazione tra le forme degli alberi
e te, anche gli odori, l’aria fine del bosco,
quell’ombra umida e fresca
e quei ronzii, quei suoni come fossero i respiri
degli alberi. Anche mi pareva
che il modo che avevano gli alberi di correre
e di venirmi incontro salutandomi contenti
assomigliasse ai tuoi moti,
che ci fosse una relazione col modo
di originarsi, in te, del movimento.
I baci poi sulle foglie assomigliavano ai baci
sulle tue guance, e ai tuoi occhi sorridenti
assomigliavano le loro palpebre semichiuse nell’ombra.
Il fatto che ci fosse una relazione
tra te irraggiungibile, eterea
e loro così quieti e vicini
– cui potevo stare accanto stando in piedi,
o seduto, e toccare i loro tronchi –
era una cosa che mi sembrava incredibile.

 

© Inedito di Claudio Damiani da Endimione