Maria Sole Sanasi d’Arpe


Rinascita

Lo sai che non è vero
sul serio che non mi piace il futuro.
No, non è del domani
che non parlo ma è di questo avvenire
che taccio, del presente
che diviene e non riesco più a vedere.
Resto sorda e mi astraggo:
m’immergo nel mare, nel fondo abisso;
sprofondo nel cuscino
di piume e poi nel dirupo di vuoto
di nuovo mi nascondo.
Sto scappando dal dopo che s’è tinto
di quel male suo tiepido
che logora dentro chi per le scale
da sé si è sempre spinto
e le sale scavandosi le dita.
Qui è la mia risalita.

Poesie italiane 2020 (Elliot, 2021), a cura di Paolo Febbraro

William Cliff


E che sia di nuovo questo bel vocabolario
attraverso cui la poesia ricomincia
a declinare il verbo che saprà spingere
la perfetta dizione dell’opera necessaria.

In seguito riapriremo un certo Baudelaire
che ha pronunciato la lingua come nessuno
l’aveva fatto con quell’asprezza francese
che il mondo intero ci invidia e che risuona

per molto tempo dopo che è stata ascoltata.
Così bisogna suonare a corda tesa,
assicurarsi che mai più si distenda,

e riprendendo l’opera senza artificio,
la consegneremo al mestiere affinché
enunci esattamente ciò che va detto.

 

Materia chiusa (Elliot edizioni, 2020), traduzione di Fabrizio Bajec

Alfred Douglas


Il fiume verde

Verde sentiero erboso che oltre i campi
come rapido fiume via ti perdi
in fitti boschi senza uccelli in coro
a mezzogiorno, senza voci a offrire

la musica alla luna. Sigillato
è il luogo da sovrani muti canti:
l’inviolato silenzio di un cantore
che si è smarrito o che non si rivela.

Questo luogo silente è la mia anima.
Oh, svegliarsi da questa tetra notte
e sentire una voce, e molti canti.

Che sia effigie di pena, esangue volto,
d’Amore in sonno sciolto, o di delizia
dagli occhi aperti come fior d’arancio.

 

L’amore che non osa. Poesie per Oscar Wilde (Elliot, 2018), a cura di S. Raffo

Ana Blandiana


Non sostituirmi,
non mettere al mio posto
un altro essere
che tu possa pensare
che sia sempre io
e non lasciare
che indossi le mie parole.
Abbi pietà di loro
se non hai pietà di me,
non costringermi a sparire
di fronte a un’estranea
che porta il mio nome
senza ritegno,
che almeno mi imiti
quasi come se
non mi avesse mai conosciuto.
Non provare a esigere
che sia io, pur cambiata,
non umiliarmi
cancellandomi dagli specchi,
lasciandomi solo in fotografia.

 

L’orologio senza ore (Elliot, 2018), a cura di B. Mazzoni

Roberto Amato


Mi ci sono voluti diciannove anni per leggere questo quaderno di appunti.
Sono settantasette paginette mi pare in ottavo.
Certo era molto giovane Flaubert,
gli si può perdonare tutto.
Soprattutto l’innocente incoerenza.

Io non sono mai stato molto giovane e, da subito,
colpevolmente coerente,
mi sono messo a progettare questo
Trattato sui principi luminosi delle latebre
che quasi certamente non vedrà mai la luce.

Ecco, tra me e Flaubert c’è una bella differenza.
Lo deve ammettere Dottore.

Le attitudini terrestri (Elliot, 2018)

Bei Dao


Linguaggi

Molti linguaggi
volano su questo mondo
si scontrano, generano scintille
a volte è odio
a volte è amore

il palazzo della ragione
precipita nel silenzio
pensieri leggeri come strisce di bambù
intrecciano cesti
colmi di ciechi funghi velenosi

animali in movimento dipinti sulla roccia
corrono calpestando fiori
un dente di leone cresce
nel segreto di un angolo
il vento ha portato via i suoi semi

molti linguaggi
volano nel mondo
ma la nascita di una lingua
non può accrescere né diminuire
il muto dolore dell’umanità

 

La rosa del tempo. Poesie scelte 1972-2008 (Elliot, 2018), a cura di R. Lombardi

Alfonso Berardinelli


Esperienze

Nessuno può raccogliere esperienze
che non sono state compiute.
Nessuno può compiere esperienze
senza raccoglierle.

Non bisogna compiere esperienze
per poterle raccogliere.
Non bisogna raccogliere esperienze
se non se ne vogliono compiere.
Sarebbe inutile raccoglierle.

Le esperienze raccolte
non sono esperienze compiute.
Le esperienze compiute
non possono essere raccolte.

Si può raccogliere ciò che è incompiuto.
Ciò che è compiuto non esiste più.

 

Lezione all’aperto e altre poesie (1968-1992), Elliot, 2018

Foto di Dino Ignani

Renzo Paris


Come sarà il mattino di domani,
sarò ancora in piedi e la poesia
sarà pur sempre una cosa da ragazzi?

Lo chiedo a te, mia Sibilla,
accucciata sopra un platano frondoso
del Lungotevere, che come un fuso

volteggiavi in un capodanno di bicchieri,
lanciati nel cortile. La poesia
è tornata bambina, indossa la tua

vestaglietta blu, con il muso serrato,
in quel polverso ballo del Settantatre.
Sfoglia adesso, mi dici, le crude primavere

invernali, le schizofreniche estati autunnali,
dove termina ciò che non ha mai avuto fine.
Albeggia, il canto dell’allodola fuga

le ombre della notte. Vita mia, presto
volerò da te. Ma io perché indugio,
che cosa mi trattiene ancora?

 

Il mattino di domani (Elliot, 2017)

© Foto di Andrea Auletta

Marilena Renda


La fine della storia è dove c’è la firma
di chi l’ha scritta, lo scrittore, l’autore.
Non so la fine e nemmeno l’inizio,
ma anche se chiedi agli altri,
non te lo dirà nessuno,
qui tutti usano concetti relativi
e comandano di saperli a mente.
Ma molte cose sono se stesse per convenzione,
nient’altro. Potrebbero in un attimo
diventare qualcos’altro, senza per questo
soffrire più di tanto.
Sono nato da una donna,
ma ho imparato tutto dalle locuste.
Se così fosse nessuno potrebbe dire niente.
Ho visto mio padre con un’altra donna, e poi ho perso la visione.
Devo stare fermo tutto il giorno,
ma a un certo punto – forse – potrò muovermi.


Poesia d’oggi. Un’antologia italiana
(Elliot, 2016)

Gwyneth Lewis

Gwyneth Lewis

Ultimo giro alla Chiesa di Costantino Lips,
che aveva sette absidi e tre navate,
davvero inusuale. Come la mappa del corpo

sbilanciata sul cervello: sesso deforme,
collo sottile, membra trascurabili,
punte delle dita a spatola, codice tangibile

di come è la vita. Nel parco di Piazza
Taksim: “Madame, mica sono un cannibale,
voglio solo inviarle un kilim

della mia provincia natia”. E come una stupida io
l’ho lasciato fare. Non ci sono lettere mute
in turco, ed era così affabile…

I miei giri, noterete, non contengono errori,
per perdersi è necessaria una guida.

 

L’albero dei passeri (Elliot, 2016), a cura di P. Del Zoppo

© Foto di Murdo Macleod