Elio Pecora


Di talenti – il tono è meno ironico del solito –
siamo stati dotati per scelta e per umori. (Il plurale
serve a spargere il dispiacere.) Non quei talenti
richiesti dall’epoca, che plaude all’urlo e allo scandalo:
rumori subito scancellati dai successivi rumori.

 

Rifrazioni (Mondadori, 2018)

Foto di Dino Ignani

Elio Pecora

Felice. Ma come è possibile che questa felicità,
così colma, comprenda
anche tutti i disagi, tutti gli assilli?
Il sole alto sulla piazza, la folla svagata, i cani,
la violinista con l’orchestra nel registratore,
colombi, vocii, motori, le bestemmie dell’uomo in bicicletta,
la vecchia dei fiori puzzolente di orina. Tutto visto, sentito,
e il pensiero dell’amore assente
e il pensiero di essere vivo e breve.
Felicità e disperazione.

Simmetrie (Mondadori, 2007)

Elio Pecora

 

Io mi sarò fedele

Io mi sarò fedele,
fedele a questo corpo e alle voglie salde dell’anima,
fedele a un amore difettoso che il mattino
mi lascia.
Fedele a queste stagioni che si ripetono,
a questi volti che si cancellano,
al mio tempo difficile.
Io vado un gradino al giorno per la scala senza fine.
Verso la pazienza e l’attesa, ma verso il presente.
Non ho speranze, non sogno.
Io sono qui e impasto calce e il muro mi cresce
sotto le mani. Senza frantumare.
E il paradiso?
Il tramite all’assoluto, forse l’arte,
realizzata fuori di sé, in febbre di perfezione.
Forse una promessa.

 

La chiave di vetro (Cappelli Editore, 1970)