Eleonora Rimolo

Quell’abbraccio te lo sei preso tutto,
lo hai sentito premere tra le scapole:
un bene semplice che non ti raggiunge.
È una trincea la casa materna dove mi ospiti,
in cui i morti spiano le mie voglie, i tuoi gesti
misurati: non eccedi in niente, emargini
ai miei occhi le stanze più intime, chiedi scusa
per il disordine e poi dici di no, pronunci
le parole vuoto e fermo per intendere una fine,
per benedire nel sonno dopo la fatica
questo uso incosciente dell’affetto.

 

Poeti italiani nati negli anni ’80 e ’90. Vol. 1 (Interno Poesia Editore, 2019)

Foto di Daniele Ferroni

Eleonora Rimolo


Come scende la vita queste scale
come si sottrae all’incontro, come
affonda dentro la ferita cava, pulsante
quando terminato il giorno guaisce
il cane disperato col seme in eccesso.
Vorrei che fossi tu, vorrei
che nulla restasse inviolato,
bere quanto trabocca ed infine

ubriachi, prossimi alla partenza
con le code che salutano e le lingue
asciutte, noi educati viaggiatori noi
bestie turbate, incontaminate.

 

La terra originale (LietoColle, 2018)

Foto di Daniele Ferroni

Eleonora Rimolo

Rimolo Eleonora
Li vediamo dal basso,
scendono gradino dopo
gradino esperti itinerari
della trascorsa stagione:
minano la quiete della stanza,
parlano con un fiore in bocca
e dicono – ci confessano,
mormorando alle nostre
inquietudini solenni –
da lì, se sali, si vede anche,
si vede anche il mare,
una striscia di cielo
rubata ad un dio morente:
e attraverso la cella,
se ti concentri, si sente pure,
si sente pure il sale,
briciole sulla lingua a misura
di bacio, uno scambio di
oceani tormentosi,
quella scia di pietà
che colora di petrolio
un altro dramma negato.

 

Temerara gioia (Ladolfi, 2017)