Anita Piscazzi

piscazzi
Di notte quando dormi
sento distaccarsi i gomiti lontano
dalla curva del ginocchio.

Il tuo respiro pesante, affannoso
porta in sé la fatica delle parole
quelle che dici di giorno.

Affondo quello che posso nel
velluto dei tuoi peli
fronte, naso, bocca, dita.

Di tutto ciò che è
lo avverti solo nel corpo
lo succhi cogli occhi.

Non dissi una parola
vegliai tutta la notte
appiccicata al sudore poroso.

Vivrò a lungo, tanto a lungo
da conservare il ricordo
di quel confine d’intimità

che solo gli uomini hanno
e nel risveglio al fresco dell’alba
andare, andare forte verso maggio.

Accostarmi all’eco delle tue mani
e dirti: “non posso chiamarti!”
nessuno lo saprà solo il mio quaderno.

E cercherò un’altra età, tirerò a sorte
la vita e chiamerò tormento solo
ciò che non ho cantato.

 

© Inedito di Anita Piscazzi