Claes Andersson

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Non c’è pace nella vita. La pietra profuma, pesa
e sostiene. C’è una pioggia che sale in me,
dovrei fuggire ma sono io stesso ogni luogo. Chiamalo
Dio o Pepsi quello che manca, ma non ingannarmi.
Non parlare di quello che non c’è, se c’è stato
ha smesso di essere quel nome. Una sera in cui non manca nulla,
noto che la festa in corso non mi riguarda.
Prendo il mio nome e mi inoltro nella notte.
Poco dopo la musica finisce e non si sentono più le risate
e i lampioni si affievoliscono come luci nella nebbia.
Non ricordo quali ho dimenticato, la festa continua
ma io non sono là né altrove.

 

da Antologia della poesia svedese contemporanea (Crocetti, 1996), a cura di H. Sanson, E. Zuccato

Claes Andersson

A volte mi viene voglia irrefrenabile di ferire
ciò che chiamiamo “il nostro amore”,
il nostro modo di essere soli insieme
Spesso sembra un errore amare ed essere amati
quando tanti non hanno alcuna possibilità
La mano che ti accarezza fino al ventre
esita perché sa
Sentiamo di essere una cosa impossibile
Tuttavia non osiamo fuggire verso quell’insicurezza
che potrebbe renderci la sicurezza
Un giorno ci mischieremo a loro per un attimo
Sentiamo il freddo, ci sentiamo uniti nel freddo
Noi non ci perdoniamo mai

 

Antologia della poesia svedese contemporanea (Crocetti, 1996), a cura di H. Sanson