Christian Sinicco

Ph. Dino Ignani

Fine della processione

entriamo in un piccolo cimitero e penso in una lingua non mia
parole che sembrano dure come i discorsi del prete:
recitano una parte che si ripete nella totale amnesia

poi si arriva ai Signore pietà, Cristo pietà, chiusi da questa parete
di uomini e donne scesi dalla sommità del paese e dalla chiesa
e sogno una grande processione che chiami l’Europa, quando suona

una campanella, il prete tira la sua corda tesa
più e più volte, e seguita con una preghiera, questa volta atona –
intanto la marea che entra nel Mediterraneo si insanguina

come un’aorta spinge il sangue di Cristo tra tutte le capitali
e per un attimo credo che l’orazione duri tutta la mattina
– fissando le lapidi di pietra e i fiori avvolti dai giornali

ci dividiamo come un unico corpo tra le tombe, e io non so più pregare:
per alcuni è un cammino di conoscenza, per altri solo di speranza
e il cimitero è così affollato che non si trova un angolo per amare

Ballate di Lagosta (Donzelli, 2022)

Christian Sinicco

[MACCHINE : assimilazione innesti 1]

sono
aurora gialla e senso, macchine del più,
macchine che vogliono il più,
che somigliano a farfalle

puoi udirne la comparsa,
puoi udire questo attraversare:
possa io
essere la tua cucitura
e come una cucitura
essere l’involucro
del vento, l’eccesso
della sua colorazione,
il significato e le nuvole

e ora come un vuoto
fissiamo la luna:
si installa, guardando il cielo,
la nostra fronte ritagliata
e il verde accanto a un piccolo ciliegio

l’utopia può offrirsi in una goccia
fingendo di nutrirsi sul petalo:
la tua schiena di latte e di acqua
è percorsa da queste macchine

sono farfalle:
ciò che entra è smisurato,
ciò che cresce è appena nato;
hai solo assimilato la nuova muta
e l’emozione

 

Alter (Vydia, 2019)

Foto di Héloïse Faure