Beatrice Zerbini

Ph. Dino Ignani

– Non mi tolga tutto il lutto, dottoressa,
me ne lasci la metà;

io non voglio che il mio cuore
sia sgombro per intero,
mi lasci la mancanza:

faccia male di notte,
se non dormo, ma se dormo,
se possibile, vorrei
non svegliarmi nel buio,
come se
non potessi respirare.

Mi tolga
l’impossibile che è che non si possa
più ascoltare la sua voce
e lo squillo del telefono mai suo
quando compio un altro anno
e non vorrei.

Mi lasci continuare
a guardare fissamente

se qualcuno beve
il caffè nel vetro

e faccia che io pianga
sulla torta di riso;

mi tolga il grido, se può,
la testa che sbatte,
il nero che fa
la fine.

Non mi resta che
la mancanza che è:
e se è il dolore che riempie
come un corpo
il mio corpo,
me lo lasci per metà.

Non voglio perdere
che ferisca
la lama che non taglia dei suoi occhi;

tolga il lutto che inginocchia,
che non crede, che mi chiude
in casa.

Mi lasci che mi facciano
male i fiori,
ma non tutti,
solo quelli
arancioni.

D’amore (Interno Poesia Editore, 2022)

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3ª poesia più letta del 2020

di Beatrice Zerbini

Ogni giorno, perdo tutto
e tu con me
e te;
e si sfuocano
le colazioni,
si induriscono
i biscotti al burro;
perdo il quadro
che ride e vive,
la cornice delle tende,
le verità stupende
che non ho detto e
la stupidità
di avere paura.
Perdo tutto, ogni giorno;
la pelle nuova,
la ruga che ho sorriso,
la ruga che ho pianto,
la voce,
la mia e la tua,
il coro che sono,
l’assolo.

Perdo parole
che avremmo potuto dirci,
non dirci,
dire meglio.

Perdo possibilità
e una possibilità,
il ritmo del respiro,
la pazienza,
le sementi di un’idea.

E perdo le facce degli altri
in strada,
la mia su una vetrina buia.

Ogni giorno perdo
uno scorcio
carico di sole,
e la mia età
salda,
che mi ancora alla terra
come un macigno
o una nascita,
che mi seduce
e trascina,
che tracima;
perdo la speranza che
esonda sulla mia fretta,
sulla mia calma.

Perdo
il miracolo di un giorno,
l’elemosina del tempo,
lo scialacquio degli attimi,
con la risacca magra
di qualche
felicità.

Ogni giorno perdo tutto:
il significato,
la velleità del buio
e gli abbagli,
la vastità sul bivio
e l’ombra lunga
degli sbagli,
le rime,
le rime per te,
l’amore,
la bambina che crede,
la bambina in cui credi,
e un’ansia del petto
che può fremere
e domandare
e guardare
e regnare ogni giorno,
mentre perde.
E perde tutto.

Perdo giurisdizione
ed emozione;
si consuma,
si annebbia,
sbraita come un fumo
la mia vita,
che ogni giorno perde me,
mentre perdo tutto.

Perdo il timpano dolce
sotto le voci affettive
che sono un’ala,
a curarmi,
o macerie.

Ogni giorno,
poi,
mi sveglio –
se mi sveglio –
e tutto,
tranne te
e tu con me,
ritrovo.

In comode rate (Interno Poesia Editore, 2019), prefazione di Alba Donati

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Poesia pubblicata il 10 gennaio 2020

Beatrice Zerbini


Foto di Enrico Maria Bertani

Non ho tempo per essere infelice;
mi chiamano per nome gli orologi,
mi invitano alla festa
di salire
i gradini a due a due,
finché ho le gambe;
di bussare alla tua porta,
finché ho la bocca;
di vivere finché
sono viva.

Non ho tempo per essere
un lamento, declinare gli affetti,
tralasciare il miracolo
di amarsi in due
io sto morendo e

ti distillassi l’amore –
un amore normale –,
a partire da ora,
con l’odore del brodo
su per le scale
e gli esami del sangue a digiuno,
le commissioni,
il carrello storto della spesa,
non saprei come
dartelo tutto e come
recapitarti la cura che ti serbo
intera;
amarti mille volte
con una vita sola.

In comode rate (Interno Poesia Editore, 2019), prefazione di Alba Donati

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Beatrice Zerbini


Ogni giorno, perdo tutto
e tu con me
e te;
e si sfuocano
le colazioni,
si induriscono
i biscotti al burro;
perdo il quadro
che ride e vive,
la cornice delle tende,
le verità stupende
che non ho detto e
la stupidità
di avere paura.
Perdo tutto, ogni giorno;
la pelle nuova,
la ruga che ho sorriso,
la ruga che ho pianto,
la voce,
la mia e la tua,
il coro che sono,
l’assolo.

Perdo parole
che avremmo potuto dirci,
non dirci,
dire meglio.

Perdo possibilità
e una possibilità,
il ritmo del respiro,
la pazienza,
le sementi di un’idea.

E perdo le facce degli altri
in strada,
la mia su una vetrina buia.

Ogni giorno perdo
uno scorcio
carico di sole,
e la mia età
salda,
che mi ancora alla terra
come un macigno
o una nascita,
che mi seduce
e trascina,
che tracima;
perdo la speranza che
esonda sulla mia fretta,
sulla mia calma.

Perdo
il miracolo di un giorno,
l’elemosina del tempo,
lo scialacquio degli attimi,
con la risacca magra
di qualche
felicità.

Ogni giorno perdo tutto:
il significato,
la velleità del buio
e gli abbagli,
la vastità sul bivio
e l’ombra lunga
degli sbagli,
le rime,
le rime per te,
l’amore,
la bambina che crede,
la bambina in cui credi,
e un’ansia del petto
che può fremere
e domandare
e guardare
e regnare ogni giorno,
mentre perde.
E perde tutto.

Perdo giurisdizione
ed emozione;
si consuma,
si annebbia,
sbraita come un fumo
la mia vita,
che ogni giorno perde me,
mentre perdo tutto.

Perdo il timpano dolce
sotto le voci affettive
che sono un’ala,
a curarmi,
o macerie.

Ogni giorno,
poi,
mi sveglio –
se mi sveglio –
e tutto,
tranne te
e tu con me,
ritrovo.

 

In comode rate (Interno Poesia Editore, 2019)

Foto di Enrico Maria Bertani