R. S. Thomas

r. s. thomas

 

Laghi artificiali

Esistono posti in Galles dove non vado:
Quei laghi artificiali, subconscio
Di un popolo profondamente afflitto
Da pietre tombali, cappelle, persino villaggi;
La serenità della loro espressione
Mi ripugna, è una posa
Per i forestieri, acquerello che seduce
La massa, non è la dura verità
Della poesia. Ci sono anche
Le colline; i giardini affondati nelle impurità
Dei boschi; spaccate le facce
Delle fattorie, col pietroso gocciolio di lacrime
Giù per i fianchi delle colline.

Dove posso andare, allora, lontano dall’odore
Di rovina, di putrefazione, di morta
Nazione? Per un’ora la costa
Ho camminato e ho visto gli Inglesi
Rovistare tra i rifiuti, avanzi
Della nostra cultura, coprire la rena
Come marea e, con rudezza
Di Marea, spingere coi gomiti la nostra lingua
Nella tomba che le abbiamo scavato.

 

Assemblea di poeti – poesia anglo-gallese contemporanea (Mobydick, 1998), trad. it. A. Bianchi, S. Siviero

Dannie Abse

NPG x35738; Dannie Abse by George Newson

 

Dualità

C’era due volte,
c’era un uomo che aveva due facce,
due facce, un profilo:
né Jekyll né Hyde, né buona né cattiva,
se una si feriva, l’altra sanguinava –
due facce differenti come caldo e freddo.

La notte, alla parete appese ai ganci
sopra la minacciosa testa di quell’uomo,
una l’ottona vuole, l’altra l’oro,
una bianco vede, l’altra nero,
l’una bocca mangia l’altra,
finché la seconda dolce bocca la prima morde.

Sognano sogni diversi
alla parete appese sopra il letto.
Grida la prima voce: ‘Non è quel che sembra,’
ma la seconda sospira: ‘È quel che è,’
poi una urla ‘vino’, strilla l’altra ‘pane’,
e così per tutti i deliranti giorni
fino alla morte sulla testa ingannatrice.

Agli incroci le deve tutt’e due indossare,
ché vanno per loro proprie strade
secondo che il vento spiri da Oriente o da Occidente –
elogerebbero e il buio e la luce,
ma l’una fonde, l’altra si congela.

Sono io l’uomo che c’era due volte:
le mie due voci cantano per fare una rima.
La morte amo, odio la morte
(con te sarò presto e tardi).
L’amore amo, odio l’amore,
Dio derido, Dio sfido,
mi uccido, sì, mi salvo.

Ora, ora queste maschere appendo alla parete.
O tempo, prendine una e rendimi intero
ché non cadano quattro lacrime da due occhi.

 

da Assemblea di poeti. Poesia anglo-gallese contemporanea (Mobydick, 1998), trad. it. A. Bianchi, S. Siviero