Arthur Rimbaud

Sensazione

Le sere turchine d’estate andrò nei sentieri,
Punzecchiato dal grano, calpestando erba fina:
Sentirò, trasognato, quella frescura ai piedi,
E lascerò che il vento m’inondi il capo nudo.

Non dirò niente, non penserò niente: ma
L’amore infinito mi salirà nell’anima,
E andrò lontano, più lontano, come uno zingaro
Nella Natura – felice come con una donna.

 

The love book – Le più belle poesie d’amore (Mondadori, 2012), a cura di G. Casati

Arthur Rimbaud

 

 

 

 

 

 

 

Alchimia del verbo

A me. La storia d’una delle mie follie.
Da molto tempo mi vantavo di possedere tutti i paesaggi possibili, e trovavo burlevoli le celebrità della pittura e della poesia moderna.
Mi piacevano le pitture idiote, sovrapporte, addobbi, tele di saltimbanchi, insegne, immagini popolari; letteratura fuori moda, latino di chiesa, libri erotici senza ortografia, romanzi delle bisavole, racconti di fate, libretti per bambini, vecchie opere, ritornelli sempliciotti, ritmi ingenui.
Sognavo crociate, viaggi di scoperte di cui non esistono relazioni, repubbliche senza storia, guerre di religione represse, rivoluzioni del costume, migrazioni di razze e continenti: credevo a tutti gli incantamenti.
Inventai il colore delle vocali! – A nera, E bianca, I rossa, U verde, O blu, – Disciplinai la forma e il movimento di ogni consonante, e, con ritmi istintivi, mi lusingai d’inventare un verbo poetico accessibile, un giorno o l’altro, a tutti i sensi. Scrivevo silenzi, notti, segnavo l’inesprimibile. Fissavo vertigini.

 

Una stagione all’inferno” in Opere (Mondadori, 2006), trad. it. Diana G. Fiori