Aria for Dante
In Italy, on Dante Alighieri Day,
glum news, over seven thousand souls now.
I seek my solace in the garden of this, my cold country,
as sleet turns to rain. Robin trills the dawn.
Back from Mexico for another year.
Spring’s sweet twerp in a jazzy red vest.
Outside the train station in Bologna
Not far from Torre Degli Asinelli
A line of green lorries of Esercito Italiano
wait under the streetlamps
to carry home the bodies of the beloved.
There is a hush over Tuscany.
This is only the beginning.
I worry after my friends from the villages:
Alice, Simone in Poggibonsi. Others
from Castellina, San Gimignano, Siena.
Where at dinner one night at a trattoria,
the old joke played on the tourist.
A giant pepper grinder left at my plate.
When I finally reach for it, out came their cell phones
and we all laughed. I’d been had. Again.
Walking at midnight in the moon’s sheen
on the cobblestones of Piazza del Campo.
Where the Contrades’ horses race a mad course
through these narrow streets in August.
Alice stops at the old Asylum
I should know this, she teases. But I do.
Crazy poets in a country where they love them.
Amongst marled hills the colour of pumpkins,
Chianti’s sweet soil for its noble wines.
Lavender winds in the region of Tuscany,
in the province of Siena,
in the comune of Monteriggioni,
behind the high stone wall with eleven towers.
On a quiet street, a bench below Dante’s words.
a traitor betrayed the village, burns in hell.
All our villages and bodies now,
towers no defense. Hell no longer allegorical.
In my sleepy garden, I rouse the soil with a spade.
Robin tiptoes behind me, copping worms
for his mate in the eaves.
Who leads me away. Too close,
too close, she cries.
I’m the gardener, I tell her,
who fills the feeder for your babies.
My whole life deaf, I hear all her songs now –
a miraculous coil planted in my cochlea
– her insistent squalls of joy at dawn.
Until the Palio runs again, crowds jostle and cheer,
we have this: raw earth, first rain, a nest.
Splendid notes. Spring’s first aria,
That, she has always sung.
Whether we hear her or not.
March 25, 2020
*
Aria per Dante
In Italia, nel giorno di Dante Alighieri,
notizie cupe, settemila anime adesso.
Cerco sollievo nel giardino di questo, mio paese freddo.
mentre il nevischio si fa pioggia. Il pettirosso gorgheggia all’alba.
Di ritorno dal Messico per un altro anno.
Felice idiota di primavera in una vivace livrea rossa.
Fuori dalla stazione ferroviaria di Bologna
Non lontano dalla Torre Degli Asinelli
Una fila di verdi camion dell’Esercito Italiano
attende sotto i lampioni
di riportare a casa i corpi dei cari.
C’è un silenzio sulla Toscana.
Questo è solo l’inizio.
Mi preoccupano i miei amici dai paesi:
Alice, Simone da Poggibonsi. Altri
da Castellina, San Gimignano, Siena.
Dove a cena una sera in trattoria,
il vecchio scherzo tirato al turista.
Un enorme macinino accanto al mio piatto.
Quando infine lo afferro, son saltati fuori i cellulari
e abbiamo riso tutti. Me l’hanno fatta. Di nuovo.
Nel passeggiare a mezzanotte allo splendore della luna
sui sampietrini di Piazza del Campo.
Dove i cavalli delle Contrade gareggiano in una folle corsa
per questi vicoli stretti ad agosto.
Alice si ferma al vecchio manicomio
Lo dovrei conoscere, prende in giro. Lo conosco, infatti.
Poeti folli in un paese dove li amano.
Tra le colline fasciate del colore delle zucche,
Il terreno dolce del Chianti per i vini pregiati.
Venti lavanda nella regione Toscana,
nella provincia di Siena,
nel comune di Monteriggioni,
dietro le alte mura in pietra dalle undici torri.
In un vicolo quieto, una panca sotto le parole di Dante.
un traditore tradì il paese, brucia all’inferno.
Tutti i nostri paesi e corpi ora,
torri senza difesa. Inferno non più allegorico.
Nel mio giardino dormiente, risveglio il terreno con una vanga.
Il pettirosso mi zampetta dietro, rifornendosi di vermi
per la compagna sulle gronde.
Che mi conduce lontano. Troppo vicino,
troppo vicino, lei lamenta.
Sono io il giardiniere, le dico,
che riempie la mangiatoia per i tuoi piccoli.
Sordo per tutta la vita, odo tutti i suoi canti ora –
una spirale miracolosa impiantatami nella coclea
– le sue urla insistenti di gioia all’alba.
Finché il Palio si fa ancora, le folle si accalcano ed esultano,
questo abbiamo: terra grezza, prime piogge, un nido.
Note splendide. La prima aria della primavera,
Che lei ha sempre cantato.
Che la si senta o no.
25 marzo 2020
(traduzione di Angela Caputo)