Valentino Zeichen


Il nome rimosso

Ho volutamente confuso le tue iniziali
nell’impasto di molti nomi
ma il lievito della memoria
le evidenzia in una sigla
che ancora mi abbaglia.

Dell’infanzia sopravvive uno scenario di guerra,
in un suo rifugio ho sotterrato
il mio amore per te
temendo che venisse distrutto
ma stento a riconoscerne il mascheramento.

Quando altri ti nominano in mia presenza
mostro un’indifferenza minerale
e mi fingo altrove
simile a un vaso dalla crepa girata
verso il vuoto oltre la finestra.

Al poligono d’addestramento
non miro più alla sagoma romantica
che di spalle mi ti ricorda.
Non mi è concesso di rivelare a chi appartengo
pur avendo sempre il tuo nome
sulla punta della lingua
come un colpo in canna
puntato all’altezza del cuore e
non comprendo perché mi manchi sempre
nonostante il ripetuto segnale di: “fuoco!”

 

Le poesie più belle (Fazi, 2017)

© foto di Dino Ignani

Maria Luisa Spaziani


Realtà e metafora

Tu, realtà e metafora, luminoso
corpo dal doppio segno. Tu moneta
d’inscindibile faccia, bianco cigno
che ingloba il suo riflesso.

Penso all’abbraccio, e all’improvviso scende
in acque buie il mio vascello ebbro.
Confluiscono oceani. L’energia,
duraturo arabesco di fulmine.

 
Tutte le poesie (Mondadori, 2012)

Beppe Salvia

beppe salvia

 

A scrivere ho imparato dagli amici

A scrivere ho imparato dagli amici,
ma senza di loro. Tu m’hai insegnato
a amare, ma senza di te. La vita
con il suo dolore m’insegna a vivere,
ma quasi senza vita, e a lavorare,
ma sempre senza lavoro. Allora,
allora io ho imparato a piangere,
ma senza lacrime, a sognare, ma
non vedo in sogno che figure inumane.
Non ha più limite la mia pazienza.
Non ho pazienza più per niente, niente
più rimane della nostra fortuna.
Anche a odiare ho dovuto imparare
e dagli amici e da te e dalla vita intera.

 

Cuore (Rotundo, 1988)