Aleksandr Blok


Tutto morirà sulla terra – e la madre, e la gioventù,
La moglie tradirà, e scomparirà l’amico,
Ma tu impara ad assaporare un’altra dolcezza,
Guardando al freddo circolo polare.

Prendi la tua barca, arriva al polo lontano
Su pareti di ghiaccio – e sommesso dimentica
Coma là si amava, si periva e si lottava…
E dimentica l’antica terra delle passioni.

E ai sussulti del freddo lento
Abitua l’anima stanca
Affinché qui non le occorra niente
Quando da là sgorgheranno i raggi.

 

7 settembre 1909

Rivista “Poesia” (n. 60, marzo 1993), traduzione di Paolo Galvagni

Aleksandr Blok

blok

 

Sulla torre del fiume regna calma,
s’è chetato il fragore cittadino.
Non si vedono in giro più gendarmi:
fate orgia, ragazzi, senza vino!

S’è fermato un borghese nel quadrivio
e il naso dentro il bavero nasconde.
Ai fianchi gli si struscia col suo grigio
pelo rognoso un cane vagabondo.

Come il cane famelico sta muto
il borghese, con aria di domanda.
Sta il vecchio mondo come un can perduto
dietro a lui, con la coda fra le gambe.

 

I dodici (Einaudi, 1965), trad. it. R. Poggioli