scoloriremo come notte
in posizione fetale ad aspettare
il tuo ritardo diventare indispensabile
latrati
di creature abbandonate troppo a lungo.
il tuo nome
dentro
come prossimo alla cenere.
Notturno formale (Industria & Letteratura, 2023)
scoloriremo come notte
in posizione fetale ad aspettare
il tuo ritardo diventare indispensabile
latrati
di creature abbandonate troppo a lungo.
il tuo nome
dentro
come prossimo alla cenere.
Notturno formale (Industria & Letteratura, 2023)
La poesia è ricerca del fulgore.
La poesia è una strada regale,
che ci conduce nel punto più remoto, più in avanti, più ulteriore.
Cerchiamo il fulgore all’imbrunire, al culmine
imperante del giorno o nei cercanti comignoli dell’alba,
persino sull’autobus, a novembre,
quando poco più in là sonnecchia un vecchio prete.
Un cameriere in un ristorante cinese
scoppia a piangere e nessuno capisce il perché.
Chissà, forse anche questa è ricerca,
così come l’istante in riva al mare,
quell’istante in cui, all’orizzonte,
si manifestò un vascello desideroso di catturare,
e si sospese, fermò il proprio tempo per molto tempo.
Ma anche i momenti di profonda gioia
e gli innumerevoli momenti inquieti. Permettimi
di vedere, per poter poi aver visto, chiedo. Permettimi
di vivere fino al compimento il significato
o l’intenzione della mia durata, dico.
A sera cade una pioggia fredda.
Nelle strade e nei viali della mia città
col crepitio di un silenzio attivo e vivissimo
sotto le ceneri sta concentrata su un’opera l’oscurità.
La poesia è ricerca del fulgore.
Guarire dal silenzio: Nuovi versi e poesie scelte (Mondadori, 2020), trad. it. Marco Bruno
YOU WERE YOU
I dreamt we were in your favorite bar:
You were you, I was the jukebox.
I played Sam Cooke for you,
but you didn’t look over once.
I wanted to dance. I wanted a scotch.
I wanted you to take your hand off of her.
You were wearing your best smile
and the shirt that makes your eyes green.
If you had asked, I’d have told you
her hair looked like plastic.
But then, my mouth was plastic.
I weighed 300 pounds.
I glittered like 1972.
A man tried to seduce me with quarters
but I could hear his truck outside,
still running. I was loyal to you.
I played Aretha, Marvin, the Reverend Al.
You kissed her all the way out the door.
Later, I tried to make my own music,
humming one circuit against the other,
running the needle up and down.
The bubbles in my blood were singing.
In the morning, they came to repair me.
© 2010 Sandra Beasley From: I Was the Jukebox, W.W. Norton & Company Ltd.
TU ERI TU
Ho sognato che eravamo nel tuo bar preferito:
tu eri tu, io ero il jukebox.
Ti suonavo Sam Cook,
ma tu non mi guardavi mai.
Avrei voluto ballare. Avrei voluto uno scotch.
Avrei voluto che le togliessi la mano di dosso.
Tu sfoggiavi il tuo sorriso migliore
e la camicia che ti fa gli occhi verdi.
Se me l’avessi chiesto, ti avrei detto
che i suoi capelli sembravano di plastica.
D’altra parte, la mia bocca era di plastica.
Pesavo 130 chili.
Sbrilluccicavo come il 1972.
Un uomo cercava di sedurmi a suon di monete
ma io potevo udire il suo camion là fuori,
con il motore acceso. Ti restavo fedele.
Suonavo Aretha, Marvin, il Reverendo Al.
Tu la baciavi mentre uscivate dalla porta.
Più tardi cercavo di suonare una musica mia,
facendo ronzare un circuito contro l’altro,
facendo andare su e giù la puntina.
Le bollicine nel mio sangue cantavano.
La mattina dopo sono venuti a ripararmi.
Traduzione: © 2014 Stefano Bortolussi
La Pagina
Bella è la pagina bianca
così inattingibile e nuda,
pure qualcosa le manca
perché non resti muta.
E basterebbe una parola,
anche una, una sola,
ma distintiva, tale
da poterla chiamare come,
appunto, un nome
lanciato lì a sonda
in attesa pungente
che risponda.
Rotulus pugillaris (Manni, 2004)
Che io sia per te la terra –
ritorno di ogni notte per guardarti
solo come bestia dentro al bosco.
Sto sul tronco esatto al centro, aspetto
che il vento ti presenti al mio cospetto:
di ogni cosa, di ogni cuore di uccello
ferito sei fatto, di ogni spavento,
l’anima chiara del cervo mi è dato
sapere per volere te uguale a te stesso,
saperti ritrovare se ti perdo
toccarti con un piede nel ruscello.
La logica del merito e nuove poesie (Interno Poesia Editore, 2023)
da Ritratti di Poesia 2023
It isn’t mine to tell
the fear –
we left when I was 5 years old.
The air hostess brought round a tin of sweets,
Quality Street.
Inside the cabin
air was thick
with cigarette –
I can’t remember much about the sky.
It isn’t mine to tell –
the pain.
We landed in the suburbs, I grew up
surrounded by green and cherry trees.
It isn’t mine to tell –
the rage –
mine was a different kind,
caught in a life
of difference.
It isn’t mine
the suffering –
only my nights
are stained with fear.
Each day that passes
I forget the smell
of tiny purple flowers,
the Oriental Plane trees
wet with rain,
Sometimes I feel the spirit
of the other girl,
living the life I left behind.
It isn’t mine to mourn –
the death.
But there’s a silence
that I keep
Instead.
*
Non è cosa mia dire
la paura –
partimmo che avevo cinque anni.
La hostess girava con una scatola di caramelle,
Quality Street.
Dentro l’aereo
l’aria era densa
di sigarette –
Non ricordo molto del cielo.
Non è cosa mia dire –
il dolore.
Sbarcammo in una bella zona, crebbi
in mezzo al verde e ai ciliegi.
Non è cosa mia dire –
la rabbia –
la mia era di un altro tipo,
presa in una vita
di differenza.
Non è cosa mia
la sofferenza –
solo le mie notti
son imbrattate di paura.
Ogni giorno che passa
dimentico l’odore
dei fiorellini viola,
dei platani d’Oriente
umidi di pioggia,
A volte sento lo spirito
dell’altra bambina,
che vive la vita che ho lasciato alle spalle.
Non è cosa mia il lutto –
la morte.
Ma c’è un silenzio
che serbo
al suo posto.
Traduzione di Andrea Sirotti
Non c’è pace nella vita. La pietra profuma, pesa
e sostiene. C’è una pioggia che sale in me,
dovrei fuggire ma sono io stesso ogni luogo. Chiamalo
Dio o Pepsi quello che manca, ma non ingannarmi.
Non parlare di quello che non c’è, se c’è stato
ha smesso di essere quel nome. Una sera in cui non manca nulla,
noto che la festa in corso non mi riguarda.
Prendo il mio nome e mi inoltro nella notte.
Poco dopo la musica finisce e non si sentono più le risate
e i lampioni si affievoliscono come luci nella nebbia.
Non ricordo quali ho dimenticato, la festa continua
ma io non sono là né altrove.
da Antologia della poesia svedese contemporanea (Crocetti, 1996), a cura di H. Sanson, E. Zuccato
Performed with a blindfold and a cane
I am a blind poet
I am your blind poet and painter
full of fantastic phrases and images
I am painting the landscape of my bent soul
and the soul of mankind
as I see it
I am giving it a voice
I am singing folk songs
about the downtrodden masses
and the rich on their fat asses
I am the painter who feels
with his fingers
I am the blind seeing-eye poet
I see what you can’t see
I eat well and drink well
and dream of great epics
I am your postmodern pastmodern
multimedia artist
I am the most avant of the avant
I’m site-specific and totally conceptual
Even the greatest critics have been baffled
by my profundity
I once knew Andy Warhol
And I’ve slept with you know whom
And I’m a fast-speaking man
your deconstructed language poet
your far-out poet
full of ecstasies and visions
your wandering workshop poet
your hairy university poet
with tenure
your buddhist quietest poet
I go on poetry reading tours
where everything is paid for
I hear everything
and it’s grist to my mill
I use it all
to make great sound poetry
or great concrete poetry
that no one can see through
Life is a real dream
and I am dreaming it
And I’ve got it all in my head
the Song of Humanity
and the Song of Inhumanity
I’ll paint you a profound picture
an action painting
a gestural painting
nothing but pure gesture
I’ll write you a far-out song
of common people
If I take off my mask
I’ll see the real world
for the first time
But I won’t take it off
It fits too well
It’s a perfect fit
It’s too comfortable
And I’ve got my career to think of
my life to think of
We only live once
and living very well is the best revenge
Get your own blindfold
You can’t have mine
You’ll have to face the world without it
And anyway I’m too young to die
I’m an American
and Americans don’t die
We’re the conquerors
We’re the new roman emperors
We’re conquering the world
It’s the invisible empire
of genial vulture capitalism
And democracy is capitalism
No more poor people
No more starving and dying
No more huddled masses in our empire
The rising tide lifts all boats
If you’ve got a boat
*
Io sono un poeta cieco
Io sono il vostro poeta e pittore cieco
pieno di espressioni e immagini fantastiche
Sto dipingendo il paesaggio della mia anima sottomessa
e dell’anima del genere umano
per come la vedo io
Le sto dando voce
Sto cantando canzoni popolari
sulle oppresse masse
e sui ricchi dalle chiappe grasse
Io sono il pittore che sente
con le dita
Io sono il poeta visionario cieco
Io vedo quello che voi non vedete
Io mangio bene e bevo bene
e sogno i grandi poemi epici
Io sono il vostro artista multimediale
postmoderno oltremoderno
Io sono il più avan- dell’avanguardia
Io sono site-specific e assolutamente concettuale
Perfino i massimi critici sono rimasti sconcertati
dalla mia profondità
Una volta ho incontrato Andy Warhol
E sono andato a letto con voi sapete chi
E sono un uomo che parla veloce
il vostro poeta dalla lingua decostruita
il vostro poeta stratosferico
pieno di estasi e visioni
il vostro nomade poeta da gruppo di scrittura creativa
il vostro irsuto poeta da università
professore ordinario
il vostro più silenzioso poeta buddista
Io mi faccio tournée di letture di poesia
spesato da cima a fondo
Io sento tutto
ed è pane per i miei denti
Lo uso fino in fondo
per fare grande poesia sonora
o grande poesia concreta
impenetrabile per chiunque
La vita è un sogno reale
e io lo sto sognando
E ho tutto nella testa
il Cantico dell’Umanità
e il Cantico della Disumanità
Vi dipingerò un quadro profondo
un quadro d’azione
un quadro gestuale
nient’altro che puro gesto
Vi scriverò una poesia stratosferica
sulla gente comune
Se mi tolgo la maschera
vedrò il mondo reale
per la prima volta
Ma non me la tolgo
Mi si adatta troppo bene
Alla perfezione
È troppo comoda
E devo pensare alla mia carriera
pensare alla mia vita
Si vive una volta sola
e vivere benissimo è la miglior vendetta
Trovatevi la vostra benda per gli occhi
La mia non ve la do
Dovrete affrontare il mondo senza
E ad ogni modo sono troppo giovane per morire
Io sono Americano
e gli Americani non muoiono
Noi siamo i conquistadores
Siamo i nuovi imperatori romani
Stiamo conquistando il mondo
È l’impero invisibile
del sorridente capitalismo rapace
E la democrazia è il capitalismo
Niente più poveri
Niente più gente che muore di fame
Niente più masse accalcate nel nostro impero
La marea montante tiene su tutte le barche
Sempre che ce l’abbiate, una barca
Scoppi urla risate (SUR, 2019), trad. it. Damiano Abeni
Ph. Sébastien Agnetti
Tornare a splendere
I papaveri sono approdati in terrazza
sbucati dalle fessure, fioriti
finché li ha sfogliati la pioggia.
Portavamo dentro casa i petali
appiccicati ai nostri piedi nudi
li ritrovavamo a letto, tra armadi e scaffali
come fossero le cose a crescere e sfiorire.
Le capsule scoppiavano una a una.
Neri semini cocciuti.
Li abbiamo soffiati nelle fessure
e lì dentro li abbiamo lasciati:
piccoli soli scuri con la forza
di tornare a splendere dall’oblio.
Che si dice mentre tuona (Marcos y marcos, 2022)
Quasi un madrigale
Madre, lo sai che ormai
potrei essere tuo nonno?!
E con ciò vorrei farti ridere
là dove sei – se sei – e
compensare un poco il male
che ti è stato fatto un giorno
per sempre, fredda madre,
da noi vivi – anche da me –
“sedicenti / vivi” (Montale).
Dal fogliame qualcuno ride.
Incontri, seguito da altre Babeli (Interno Poesia Editore, 2023)
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