Stefano Simoncelli

Ph. Daniele Ferroni

Ogni tanto, specialmente all’alba,
si presenta un distinto signore
con un cappello di feltro

a falde larghe, sciarpa nera di seta
su uno sdrucito cappotto di cammello
forse di ritorno da una bisca o un funerale

e che rimane sempre lì, davanti al cancello,
come se non trovasse il coraggio di entrare.
“Babbo… babbo” mi sento che farfuglio

andandogli incontro nell’attimo esatto
in cui mi volta le spalle, dà un calcio
di sinistro alla ghiaia e scompare.

Sotto falso nome (Pequod, 2023)

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